Dal Triplete alla finale di Istanbul, Pandev: “Inter, mi hai cambiato la vita. Lautaro? Un leader come Milito”
La nostra intervista a Goran Pandev, protagonista con Mourinho nell’anno del Triplete. “Per lui avrei fatto qualsiasi cosa”
“Sono felice per i tifosi, i giocatori, il presidente e tutto lo staff. L’Inter è una realtà importante, giocare una finale di Champions League è sempre bellissimo, sarò ad Istanbul grazie all’invito della società, speriamo vada tutto bene”. Entusiasmo alle stelle, timbro sicuro, risata nostalgica.
È fatto così, Goran Pandev: uomo d’altri tempi, senza peli sulla lingua. Disponibile fin dal primo istante ad aprire le porte nerazzurre del suo cuore che, a distanza di tredici anni dall’ultima volta, potrebbe assaporare nuovamente la vittoria in Europa. I riferimenti a quell’incredibile Triplete sono inevitabili. “Giocare in Europa rappresenta il sogno di ogni bambino – racconta l’ex attaccante a Gianlucadimarzio.com – figurarsi vincere la coppa dalle grandi orecchie. Noi disputammo una splendida partita ed eravamo un gruppo molto unito. Condividere lo spogliatoio con grandi campioni ha sicuramente aiutato. Come disse Eto’o nel discorso pre gara, le finali non si giocano ma si vincono”.
L’arrivo all’Inter e il Triplete, Pandev: “Mou? Speciale. Moratti? Un signore”
69 presenze, 8 gol, 8 titoli conquistati tra settore giovanile e prima squadra: il matrimonio tra l’Inter e Pandev si può riassumere in questi numeri. Ma com’è nato l’amore tra i nerazzurri e l’ex numero 27? E perché, come spesso succede, c’entra (sempre) Josè Mourinho? “Questi colori mi hanno letteralmente cambiato la vita. Sono arrivato in Italia a 18 anni e dopo un periodo in Primavera ho iniziato a girare in prestito. Nel gennaio 2010 mi chiamarono Branca ed Ausilio perché Mourinho voleva parlarmi: ero felice. Volevo dimostrare di poter essere in grado di vincere con l’Inter anche in prima squadra”.
E Goran Pandev si emoziona ancora, orgoglioso più che mai della sua avventura nerazzurra vissuta agli ordini di un condottiero…Special. “Il mister è una persona semplice, un fuoriclasse assoluto che parla tanto e difende sempre i suoi calciatori. Mi disse che se fossi stato bene, pretendendo sempre il massimo da me stesso in ogni occasione, avrei giocato a prescindere dalla concorrenza. Venivo da un periodo difficile alla Lazio e mi ha fatto sentire importante. Per lui davamo tutto, anche allo stremo delle forze. Moratti? Un signore. Una grandissima persona che teneva molto al suo club, eravamo come figli per lui, come in una famiglia. Gli abbiamo portato le coppe ed era l’uomo più felice del mondo”.
Luci a San Siro
Diego Milito, Julio Cesar, Javier Zanetti, Esteban Cambiasso. Lo spogliatoio interista di Goran Pandev era pieno di fenomeni, veri e propri maestri nel rendere il trionfo un bisogno fisico oltre che morale. “C’erano tanti leader lì dentro – prosegue il macedone – bastava guardarsi negli occhi per capire già al primo sguardo che dovevamo andare a vincere. Quando hai davanti Diego, Samu e Sneijder ti senti sicuro, per non parlare di quelli dietro che erano insuperabili. Gente come Muntari, Balotelli ed Arnautovic rendeva poi l’atmosfera piacevole e dava il massimo pur giocando poco. Io sono molto legato a Materazzi, Stankovic e Chivu, eravamo spesso insieme anche fuori dal campo con le famiglie. Ricorderò per sempre l’alba vissuta a San Siro: ho fatto l’antidoping e verso le cinque del mattino ero già a Milano con la squadra. Vedere i volti dei tifosi presenti tra stadio ed aeroporto dopo 45 anni di attesa è stato unico”.
Pandev e Inter: storia a prova di gol
Le emozioni sono tante, i ricordi dell’ex attaccante traboccano. “Porto nel cuore le vittorie di Siena e Madrid anche se non ho segnato perché la squadra ha fatto la storia e questo rimarrà per sempre”. Storia che porta anche la firma di Pandev. “Ricordo che qualche minuto prima tentai un pallonetto su Dida ma presi il palo. Mourinho voleva farmi calciare la punizione e gli dissi che non assicuravo il gol, poi andò bene e lui si mise a dire che la rete fosse sua visto che dovevo uscire (ride ndr). Vincere contro il Milan, subito dopo il mio arrivo, in dieci uomini fu straordinario, giocammo veramente bene”.
415 giorni dopo cambia tutto: fuori Mourinho dentro Leonardo (subentrato in corsa dopo la parentesi Benitez). L’avversario europeo è ancora quel Bayern Monaco sconfitto in finale a Madrid il 22 maggio: l’impatto di Goran però, proprio come in quel derby in campionato di gennaio 2010, fu ancora una volta devastante. “Dopo la sconfitta dell’andata la rimonta sembrava possibile solo a noi, appena ho visto Eto’o partire ci ho creduto. Ho messo il piatto e ho visto il pallone andare sotto al sette, pensavo fosse finalmente fatta. Credevo davvero di poter andare avanti e rivincere la Champions ma lo Schalke ha fatto un gran percorso e non sempre essere favoriti garantisce la vittoria”.
Road to Istanbul, Pandev: “Inzaghi mi ha aiutato tanto. Lautaro? Leader come Diego”
Il passato è storia dorata, il presente però, con Istanbul all’orizzonte è ancora da scrivere, per merito soprattutto di figure importantissime. “Inzaghi? Già in campo voleva fare l’allenatore, conosceva tutti i giocatori anche della Serie C. Sapevo avrebbe intrapreso questo percorso – prosegue Pandev – ma non mi aspettavo di vederlo subito a questi livelli. Mi ha aiutato tanto ad ambientarmi a Roma, era sempre disponibile con tutti, veramente un bravo ragazzo. Lautaro? È fortissimo, gli auguro di vincere anche la Champions dopo il mondiale perché farlo con questa maglia è speciale. È un leader, come lo fu Diego quell’anno, sta trascinando tutti, lotta per la squadra e si sacrifica non soltanto in fase realizzativa, lo vedo molto simile a ciò che ha rappresentato il Principe per noi. Spero sabato faccia gol”.
Passato e presente si cercano, come non si fossero mai separati. Goran Pandev abbraccia l’Inter. Con la speranza, sempre viva, di rivederla tra le stelle.