Che Bari, quel Bari. Fine anni Novanta, quasi preistoria ormai. Eppure quella squadra è ancora ben impressa nella mente di tutti: “Ce la giocavamo con chiunque” ricordano con un sorriso Mattia Collauto e Gigi Garzya, rispettivamente ex centrocampista ed ex difensore dei biancorossi. Davanti c’era lui, Phil Masinga, ex attaccante sudafricano scomparso oggi a 49 anni dopo una lunga malattia.
Sbarcato in Italia con la Salernitana, dal 1997 al 2001 ha giocato 75 partite segnando 24 gol con la maglia del Bari: "Era un gigante buono - ricorda Garzya - oggi allenatore della Berretti del Potenza e supervisore del settore giovanile – spesso lo prendevamo in giro, perché era un omone enorme ma aveva la faccia simpatica”. Voce triste anche per l'attuale consigliere federale Aic Gianluca Zambrotta, che da quella fascia "qualche" assist gliel'ha fatto: "Era molto allegro, aveva sempre voglia di scherzare".
In campo invece niente scherzi, il pallone finiva sempre dove decideva lui: “Concreto e intelligente – racconta Collauto, oggi responsabile del settore giovanile del Venezia – sempre al posto giusto al momento giusto. Sarebbe stato un ottimo allenatore”.
Il destino invece gli ha riservato altro: “Nel suo Paese è stato un mito anche dopo essersi ritirato”. In campo per aver segnato il gol qualificazione del Sudafrica al loro primo storico Mondiale nel ’98, fuori per aver organizzato la manifestazione in casa nel 2010: “Mi aveva chiamato per invitarmi, ma avevo appena smesso di giocare e mi ero promesso di stare fuori dal calcio per un po’, così non andai”.
Ma Masinga era un mito in tutta l’Africa,non solo nel suo Paese: “Un giorno eravamo insieme in giro per Venezia verso l’una di notte – continua Collauto con voce nostalgica - abbiamo girato in una strada dove c’erano tutti venditori ambulanti che appena hanno riconosciuto Phil sono corsi ad abbracciarlo. Ed erano sì africani, ma tutti di nazionalità diverse”. In quello spogliatoio Mattia era uno dei suoi migliori amici: “Dopo le partite stavamo sempre insieme con le nostre famiglie. E quando giocavamo a Venezia veniva a dormire a casa dei miei genitori”.
Sacrificio e costanza, così è diventato uno dei giocatori più amati a Bari. Garzya annuisce e scatta l’aneddoto: “Prima di una partita stavamo facendo riscaldamento in palestra, collegata agli spogliatoi attraverso delle vetrate. All’improvviso è partita una pallonata che ha rotto un vetro e tutte le schegge si sono infilate nella gamba di Phil che era lì per fare dei massaggi”. Ma Masinga non ha fatto una piega: “E’ sceso in campo lo stesso con tutta la gamba piena di sangue”. Gladiatore: “Per noi era un giocatore indispensabile. E’ stato uno degli attaccanti con cui mi sono trovato meglio”. Oggi non c'è voglia di ridere come facevano spesso nello spogliatoio. Amici, prima che compagni: "Oggi è un giorno triste - dice Zambrotta - lo ricorderò sempre con affetto".
Dopo Franco Mancini e Klas Ingesson è scomparso un altro giocatore simbolo di quel Bari. Uno dopo l’altro, in poco tempo. Destino maledetto: “Io ancora non me ne rendo conto – ci spiega Garzya – quando mi hanno detto quello che era successo mi sono subito chiesto se fosse solo una coincidenza: tre ragazzi che facevano parte della stessa squadra scomparsi in poco tempo. Non dico che ho paura, ma sono cose che fanno riflettere". Ricordi ed emozioni di un Bari che fu, sorrisi e voci strozzate in gola per ricordare l'amico Phil. Addio Masinga, gigante buono.di Francesco Guerrieri