Eravamo abituati a vederlo in ginocchio con un violino immaginario. Il suono della folla dopo i gol, armonia di un attaccante che ha fatto la storia. Alberto Gilardino voleva farla anche a Siena, da allenatore. Niente sviolinate, solo lavoro, partendo dal nulla. Il suono dell’erba e magari di una rete che si scuote: “Quando sono arrivato, i giocatori usavano le maglie di lana con i numeri incollati dietro. Col mio staff abbiamo pensato a isolare la squadra da qualsiasi problema. E i risultati si stavano vedendo”, racconta ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
E invece lunedì 11 gennaio, all’indomani del pareggio contro il Trestina e quattro mesi dopo il suo arrivo, è arrivata la separazione. Improvvisa e inspiegabile, guardando la classifica: Siena al secondo posto, a 4 punti dalla prima, con due giornate da recuperare nel girone E in serie D. Un addio arrivato con un criptico comunicato del club ad annunciare una comune decisione: quella “di sospendere l’attuale collaborazione”. Seguono formali ringraziamenti che celano - con difficoltà -incomprensioni durature: “Visioni e obiettivi diverse, sicuramente. C’è l’amarezza e la tristezza di essere andato via dopo aver creato qualcosa di forte con la squadra. Ho visto i ragazzi con le lacrime agli occhi. Purtroppo sono successe cose davvero inconcepibili. Nell’ultimo mese ho trovato un muro e ho visto venire meno la fiducia nel momento in cui chiedevo una maggiore professionalità e alcuni rinforzi per vincere il campionato”.
Alberto Gilardino aveva accettato di scendere in serie D, sposando un progetto ambizioso. Almeno sulla carta: una proprietà armena, col presidente Roman Gevorkyan a capo del club e primo referente di una holding internazionale: “Non ho capito bene in questi mesi chi ci fosse dietro alla holding ma questo non è stato un problema. Mi confrontavo a volte con un uomo di fiducia della società. Un russo con cui parlavo, attraverso un interprete, per un’ora: ho sempre ascoltato le sue valutazioni, anche se arrivavano da chi non vedeva il lavoro quotidiano svolto sul campo. Non mi sono mai sottratto al confronto, a differenza di quel che dice il vice presidente Bellandi, il quale sostiene una mia mancata disponibilità a confrontarmi con la società dopo la sconfitta di dicembre col Grassina: una bugia totale per nascondere altre cose. E non so cosa. Credo che il mio destino fosse deciso da tempo”.
Nelle parole di Gilardino c’è la rabbia di essere stato lasciato solo. Anche dal direttore sportivo Grammatica, l’uomo che a settembre lo aveva portato a Siena. In settimana il ds del Siena ha attribuito in conferenza stampa la decisione di separarsi da Gilardino unicamente alla proprietà: “Non ho niente da aggiungere su quelle parole. All’incontro di lunedì con il presidente, il traduttore e il vice presidente Bellandi, ero da solo. Grammatica non c’era e nell’ultimo mese ho sentito che il clima era cambiato anche da parte sua. Credo che in molti abbiano usato il mio nome per ricostruire dal niente e poi mi hanno messo da una parte. Ho sentito sulla mia pelle raffreddarsi il rapporto giorno dopo giorno. Con Grammatica, così come con Bellandi. Non con la squadra, che è sempre stata meravigliosa e neanche con Nino Scimone, un team manager eccezionale che ci è sempre stato accanto”.
Nelle gioie sul campo e nei problemi quotidiani: “Sono andato incontro spesso alla società, capendo che eravamo in serie D, ma pretendevo anche nel dilettantismo un minimo di professionalità. Ho chiuso un occhio sulla mancanza di ritiri prepartita, sulle modalità di alcune trasferte o sull’assenza di cene collettive prima delle gare. Abbiamo tenuto duro, nonostante il vitto fosse stato prima promesso, poi tolto e poi rimesso solo in parte. In serie D, con una squadra di 18 under, non sono problemi banali. Ho cercato di indicare la retta via, ma ho trovato un muro totale”.
Una strada che Gilardino aveva provato a tracciare anche sul mercato: “Credo che fossero necessari alcuni aggiustamenti per vincere il campionato. Anche all’ultima giornata, non con 15-20 punti di vantaggio come sento dire da alcuni esponenti del club. Purtroppo anche diversi giocatori esperti hanno avuto alcuni problemi, un po’ per il covid, un po’ perché venivano da anni difficili. Hanno dato tutti il cuore e per loro farò sempre il tifo. Per loro e per la gente di Siena, che merita altri palcoscenici”.
Resta l’amarezza per un viaggio interrotto in pieno inverno, a quattro punti dalla vetta e con due giornate da recuperare. Restano le polemiche sull’arrivo voluto dalla proprietà del macedone Mahmudov, anche se qui Gilardino sembra gettare – almeno in parte - acqua sul fuoco: “Con me ha giocato una partita e fatto anche un gol, ma in questa categoria serve gente che sia in buone condizioni”. Nella prima del nuovo allenatore Argilli, il macedone è entrato dalla panchina, giocando 26 minuti. Risultato finale, 0-0 in trasferta contro il San Donato Tavarnelle.
Gilardino adesso risolverà presto la situazione contrattuale con il club e continuerà a costruire il suo futuro: “Finirò i corsi a Coverciano, studierò tanto e mi aggiornerò su tutto”. A pochi chilometri, il Siena continuerà a inseguire la serie C senza di lui.
E chissà se arriveranno i rinforzi che aveva chiesto da settimane, ribadendoli nei primi giorni del 2021. Senza essere ascoltato, come un violinista senza pubblico. Mai in ginocchio però.