“È fortissimo”. Non aveva mai iniziato una stagione così. E forse non se lo sarebbe nemmeno aspettato. Anche perché in quel ruolo era stato provato da Mazzarri in passato. Aveva fatto bene, ma non così tanto. Sasa Lukic non è quel giocatore da copertina. Anzi, a dirla tutta, spesso la fugge. Non parla tanto, dice solo lo stretto indispensabile: sguardo pulito, taglio di capelli regolare. Quando gli era stato proposto il trasferimento a Torino era poco più di un ragazzino. In Italia è diventato uomo.
La chiamata
Tutto nasce da una chiamata nell’inverno 2016. Sasa (leggi Sasha), non aveva nemmeno vent’anni quando il suo procuratore gli dice: “Guarda che ti vogliono dall’Italia”. “Che?”. “Sì, mi ha chiamato il Torino”, nella persona di Petrachi, che con l’intermediario Ivica Pavlovic ha cominciato a lavorare per l’operazione. Impossibile riuscirci per gennaio, c’era un problema di passaporti: più facile pensarci per l’estate. In sei mesi, il Toro orchestra l’operazione, e Lukic parte, pronto a sposare un progetto che lo avrebbe visto lavorare con Mihajlovic. Era cambiata un’era, Ventura aveva lasciato e l’allenatore si era insediato sulla panchina: cominciare con un serbo la propria esperienza in Italia, meglio di così non si sarebbe potuto fare.
Il primo gol e l'intuizione di Mazzarri
Anche perché Mihajlovic i giovani li lancia: gioca 14 partite, convince ma sa che gli sarebbe occorso del tempo per capire la Serie A. E di spazio, che il Torino non gli avrebbe potuto garantire. Di qui, un prestito al Levante nella stagione successiva, dove fa molto bene: 18 partite in totale e un piccolo scandalo internazionale. Perché gli spagnoli cercano di fare di tutto per tenerlo, ma Cairo non vuole sentire ragioni. E con lui nemmeno Mazzarri: nel suo 3-5-2 può giocare come regista, mezzala, e nel caso trequartista. L'intuizione è buona, ma ci deve lavorare per molte settimane, fino a quando decide di schierarlo in quel ruolo nel derby di ritorno, all’Allianz Stadium. Cosa succede? Primo gol in assoluto in Italia (ritratto in questa foto), il 3 maggio. 24 ore prima l’anniversario per la tragedia di Superga.
Quell’estate, si taglierà le vacanze pur di tornare prima da allenarsi con la squadra che stava preparando l’Europa League. Ci tiene, ci ha sempre tenuto. “Dovevo farlo”, dice. Sempre con quel sorriso pulito di un ragazzo che non ha molto da nascondere. Gli piace Torino, ha sempre vissuto nella centralissima via Roma, e nei giorni liberi viaggia per le Langhe, alla ricerca dei ristoranti migliori dove gustare tartufo e vino rosso. Da poco è diventato anche zio: tiene molto alla famiglia che spesso viene a trovarlo.
E Giampaolo...
Cosa manca? Ah sì, ha segnato già tre gol in questo campionato (record): una rete e mezzo (l’autogol di Pellegrini è stato propiziato da lui) contro il Genoa regalano il primo successo a Giampaolo. “È fortissimo, un tuttocampista” ha detto così l’allenatore, che lo ha riscoperto e ormai definitivamente spostato sulla trequarti, dove sta facendo benissimo. Un complimento così, per lui, vale tutto.