Derby della Lanterna. A Genova è la partita dell’anno. Quella più attesa. Non si cercano solo i tre punti, ma una supremazia da ostentare per i mesi a venire, in ogni angolo della città. Almeno fino all’incontro successivo. Così è Genoa-Sampdoria, la partita di cartello di questa 25ª giornata di Serie A (QUI le ultime). Per l’occasione, abbiamo intervistato due tifosi speciali. Uno è già prete. L'altro lo diventerà presto. La fede cristiana è la stessa, quella calcistica è invece opposta. Uno tifa Genoa, l’altro Sampdoria. E il Derby di Genova è già iniziato con le loro storie dietro all’altare.
DON TOMMASO GIANI, TIFOSO DELLA SAMP
Colpisce subito l’accento fiorentino. “Sì, sono di Pontedera”. Amore a distanza: “Mi innamorai di questa squadra, dei suoi colori e… della coppia Vialli-Mancini. Così ho iniziato a seguire la Samp. Andavo sempre in Gradinata Sud”. Dove è diventato un’icona: “Ho conosciuto tante persone. Vedevano un ragazzino toscano, che veniva da solo e da lontano per vedere la Samp. I doriani mi hanno accolto e adottato: mi compravano biglietti, a volte mi invitavano anche a fermarsi nelle loro case”, racconta Don Tommaso Giani a gianlucadimarzio.com. Un toscano, genovese di adozione e sampdoriano … di fede. Oltre a quella cristiana, sposata più tardi: “Da più grande ho maturato la passione per la comunità di Don Gallo (tifoso genoano) che ha orientato la mia scelta di diventare prete”. Due passioni e un denominatore comune: Genova. Una città in cui andava ogni due settimane per vedere le partite della Samp, prima del virus: “È sempre stato un mordi e fuggi, tra le messe e le partite di domenica. Però fino all’avvento del virus riuscivo sempre ad andare, per ritrovare tifosi e amicizie nate grazie alla Sampdoria, nella Sud. A giugno riceverò l’ordinazione sacerdotale e potrò cominciare a dire messa: ho già una bella coda di amici doriani che vogliono che io li sposi”.
Un ‘Don’ in curva: “Vivo le partite al 100%: accetto gli sfottò, non le discriminazioni. Quando è uno scherzo, lo accetto. Quando diventa prepotenza, me ne distacco”. E oggi, il derby: “Non è mai una partita come le altre. Gli sfottò al Genoa li faccio anche io eh”, ci spiega scherzando. Sulla stracittadina più bella non ha dubbi: “La serpentina di Cassano e il gol di Maggio (stagione 2007/08, ndr). Ricordo che quella volta non andai in curva perché offrii il mio abbonamento a un amico. Comprai un biglietto nei distinti. Il Genoa era in casa e non ebbi modo di esultare perché mi trovavo nel loro settore. Ma a fine partita, quando aprirono i cancelli, mi fiondai dentro la Sud a festeggiare con tutti i miei amici. Una giornata splendida”. Nessun dubbio anche sul ricordo più brutto: “Il gol di Boselli nel 2011”. Il coro più bello da cantare? “’Ma il cielo è sempre più blu (cerchiato di blu)’, sperando che anche la città si tinga coi nostri colori dopo la partita di stasera”. Come in cielo, così in terra.
DON FRANCESCO FULLY DORAGROSSA, TIFOSO DEL GENOA
Stavolta l’accento è chiaramente genovese. Nella sua immagine profilo whatsapp, subito in evidenza i colori rossoblù. Ma stavolta sono quelli di Cuba: “Sono stato missionario quattro anni là. È un paese e una terra che incuriosisce e innamora”. Quei colori, comunque, fanno parte del destino di Francesco Fully Doragrossa, che a gianlucadimarzio.com ha raccontato la sua passione: “Da piccolo simpatizzavo il Torino perché era la squadra più forte. Un mio parente mi portò allo stadio per un Genoa-Toro e mi disse: ‘Io ti faccio vedere il Torino, ma poi devi scegliere una squadra della tua città’. E in maniera naturale m’innamorai del Genoa”. Quella per i colori rossoblù diventa presto una … fede: “Da allora ho sempre seguito la squadra con grande passione. Quando ero più giovane andavo in Gradinata Nord, da più grande mi sono spostato in settori più tranquilli”. Una passione che, nonostante gli anni e gli impegni in chiesa, rimane sempre molto forte e accesa: “Soffro molto anche davanti alla tv. Non riesco a star seduto. Cerco di non trascendere, ma qualche volta mi rimane difficile. Soprattutto negli ultimi cinque minuti…”.
E a proposito di derby contro la Samp: “Il derby che ricordo con più piacere è quello del ’77, con Pruzzo che prima sbaglia un rigore e poi sale in cielo per colpire di testa e regalarci la vittoria”. Il più brutto, invece, ha il sapore di un vero incubo: “Un mio compagno di classe sampdoriano mi sfidò, dicendomi di andare a vivere il derby nella Sud (la gradinata degli ultras della Samp, ndr). Decisi di andarci. Passammo in vantaggio due volte, e non ebbi modo di esultare. Ma non è tutto: la Samp ci riprese e alla fine vinse 3-2. Cosa abbia sofferto quel giorno non arrivo neanche a dirlo…”. Il clima derby è acceso anche per un prete di professione: “Nella mia parrocchia ci sono tanti catechisti e catechiste doriane (vedere foto in basso). Ci sfottiamo, fa parte del gioco”. Per Don Francesco i suoi fedeli sono tutti fratelli, o quasi: “I sampdoriani per me restano sempre i cugini eh”, ci dice scherzando. Un pronostico? Impossibile chiederlo: “Siamo molto scaramantici. Vinceranno sicuramente loro che sono i più forti”, dice ridendo.
Stasera una città intera si fermerà a guardare Genoa-Sampdoria. Entrambe le tifoserie vorranno vincere, per non subire mesi di derisioni. “Ma a Genova c’è sempre grande rispetto tra le parti. Che tu sia genoano o sampdoriano, al di là della grande rivalità, ci sentiamo facenti parte di una comunità unica”. E allora gli scherni saranno accettati. Ce lo garantiscono Don Tommaso e Don Francesco. Basterà il semplice scambio di un segno di pace.