Un ritorno da sogno, difficile anche solo da immaginare: firmato Sturaro. Welcome back Stefano: dal Genoa al Genoa, passando per Torino e i “mesi difficili di Lisbona”. Finalmente alle spalle. Nuovo esordio maglia del Genoa indosso, quattro anni dopo averla vestita l’ultima volta, al venticinquesimo del secondo tempo l’ingresso in campo: centoventi secondi dopo, minuto 27 - numero di maglia di Stefano, “a volte il destino é incredibile” - il gol a sbloccare (e decidere, assieme a Pandev) il lunch match di Marassi contro i Campioni d’Italia. “Di quello che è successo me ne sono reso conto solo qualche minuto dopo” ancora il centrocampista rossoblu dalla pancia del Ferraris dopo il 2-0 finale. Nastro della memoria che si riavvolge, pallone al limite spedito dritto dritto all’angolino, lì dove l’amico Mattia Perin non riesce ad arrivare.
“Sotto alla Gradinata Nord, dove sono cresciuto: da bambino ero lì, ritrovarmi lì sotto ad esultare per un gol così importante è stata una gioia incredibile”. Da festeggiare, nonostante l’etichetta di ex di giornata attaccata e ancora fresca sulla schiena. “Troppa genoanitá per non esultare? Metteteci questo, poi il lungo periodo difficile che ho attraversato: è stata un’emozione grandissima, massimo rispetto per la Juve ma non sono stato a pensare a cosa dovevo fare, ho fatto quello che mi è venuto”. Dal cuore, dopo i tanti mesi passati lontano dal campo. Era il 19 maggio 2018, 2-1 dello Stadium col Verona a festeggiare il settimo scudetto bianconero, quando Sturaro scendeva in campo per quella che di fatto è stata la sua ultima partita con la Juve, e in assoluto l’ultima prima di arrivare ad oggi: festa amara per Stefano, a causa dell’infortunio al tendine d’achille e la seguente operazione che lo terranno lontano dai campi fino al ritorno a Genova di Gennaio.
Nel mezzo, 178 giorni di cure, un viaggio andata-ritorno a Lisbona senza riuscire mai a scendere in campo: “questo gol e questa vittoria significano molto anche per quello, sono un regalo posticipato per il mio compleanno (lo scorso 9 marzo) e un premio ai tanti mesi complicati che ho passato tra l’operazione e l’esperienza andata male in Portogallo. Visto tutto questo, non poteva esserci esordio migliore”. Con tanto di dedica speciale. “Alla mia fidanzata, e alla mia famiglia”. Divisa per fede, quella rossoblu della mamma Eugenia e quella bianconera di papà Roberto e del fratello Paolo: a mettere d’accodo tutti ci ha pensato lui, vestendo entrambe le maglie, oggi realizzando la rete da tre punti che di sicuro ora tutti quanti indipendentemente dal risultato finale stanno festeggiando.
Anche perché ”quelli di oggi sono tre punti conquistati contro la squadra più forte di tutte e valgono il doppio. - ancora Sturaro - Questa vittoria é importantissima per classifica, morale e perché ci dovrà dare la consapevolezza di poter fare qualcosa di importante”. Maglia del Grifone addosso, che Stefano ha vestito fino dai tempi delle giovanili, dopo i primi calci ad un pallone dati all'Ospedaletti in età neanche da pulcino prima, maglia nerazzurra della Carlin Boys assieme al fratello maggiore Paolo e al più piccolo Fabio poi, passando per la maglia della Sanremese. La squadra della sua città, che a quindici anni Stefano ha lasciato per raggiungere Genova e il Genoa: quattro gli anni nel settore giovanile, a dividersi tra (tanto) pallone e (pochi) libri con l’amico Perin.
Eh già, perché mamma Eugenia e papà Roberto (laureati entrambi in veterinaria e medicina) al primo posto invece del pallone hanno sempre provato a mettere lo studio: non per mancanza di fiducia, ma perché a volte il talento non basta e allora è meglio costruirsi una strada alternativa. Agraria quella pensata dai genitori per Stefano, tutti i giorni in taxi (con tassista Doriano) all'Agrario sopra Genova Nervi con Mattia. Nulla da fare però, ai libri il ragazzo ha sempre preferito il pallone. Guardare per credere la carriera di Stefano a soli 26 anni: esordio in A a venti in Inter-Genoa dell’agosto 2013, il primo gol nel massimo campionato nel 2-0 del Genoa al Catania un anno dopo. Nell’estate 2014 il passaggio per 5,5 milioni di euro più bonus alla Juventus, mezzo anno ancora in prestito a Genova (il 31 gennaio 2015 con la Fiorentina l’ultima partita in rossoblu) e poi l’arrivo anticipato a Torino.
Esordio in bianconero nella vittoria di Palermo del 14 marzo 2015, il primo gol con la Juve tre mesi dopo nel 3-1 al Napoli. Il resto è storia recente: l’infortunio al tendine d’achille nell’ultima gara della scorsa stagione, l’operazione e la riabilitazione tra Barcellona e lo JTC Center della Continassa. La cessione in prestito allo Sporting Lisbona, senza però riuscire mai a scendere in campo, col giocatore che come da accordi sarebbe potuto partire definitivamente per il Portogallo soltanto una volta guarito. A gennaio il definitivo ritorno a Torino e il passaggio in prestito (1,5 milioni di euro) con obbligo di riscatto (a determinate condizioni, nell’operazione anche Zanimacchia in bianconero) al Genoa: condizioni verificatesi lo scorso sei febbraio, quando la Juventus ha annunciato che “a seguito del verificarsi delle prestabilite condizioni contrattuali, è scattato l'obbligo di acquisizione a titolo definitivo da parte del Genoa Cricket & Football Club S.p.A. del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Stefano Sturaro a fronte di un corrispettivo di € 16,5 milioni pagabile nei prossimi quattro esercizi“. Stefano torna ad essere definitivamente un giocatore del Genoa, per la Juventus “un effetto economico positivo di circa € 12,9 milioni”.
Operazione da 18 milioni totali, dei quali 12,9 di plusvalenza: cifre per tanti troppo alte per un giocatore arrivato a Genova ancora alle prese col recupero da un lungo infortunio. “Ma vedrete che il tempo ci darà ragione e dirà che quello di Stefano è stato un investimento che ci farà felici sia dal punto di vista tecnico che economico” le parole del dg rossoblu Perinetti alla fine dello scorso mercato. Guardare per credere, minuto 27 del secondo tempo di Genoa-Juventus: centoventi secondi prima l’abbraccio del Ferraris per il suo ritorno in campo quattro anni dopo l’ultima volta, poi l’esplosione dello stadio al gol da tre punti sotto alla Gradinata nord. Quella dove Stefano è cresciuto, ed ora è ritornato. Niente più spalti però, ma il prato verde di Marassi: maglia del Grifone sulle spalle, quella per il quale Stefano non ha mai smesso di tifare.