Sapete qual è la prima regola da conoscere per avere successo? Che non esiste un ingrediente segreto. Vale nella vita, vale nel calcio. Nel campo, in panchina e soprattutto nei piani più alti di un club: nella società, per intenderci. “Non c’è un segreto, è un insieme di tanti fattori”, parola di Roland Breugelmans, direttore delle giovanili del Genk. Uno che è dentro quel mondo da circa 35 anni e che ha contribuito in modo concreto a creare una delle più grandi fabbriche di talenti in tutta Europa. La miniera di diamanti in Belgio porta anche la sua firma.
La formula per il successo: nel mondo delle giovanili del Genk
Talenti scovati in ogni parte del mondo, portati in Belgio per crescere e poi venduti ai migliori club d’Europa. Il Genk è il posto perfetto per i giovani. Da De Bruyne a Courtois, passando per Koulibaly, Milinkovic-Savic e Trossard: da quelle parti ne sono passati tanti. Ma qual è la formula del Genk per avere così tanto successo?
“Innanzitutto bisogna avere ragazzi con talento. Serve uno staff adatto, non solo uno staff generale ma anche allenatori individuali. Poi si deve insegnare anche una mentalità e una filosofia giusta. Ma se non hai calciatori con qualità è difficile avere successo. Non tutte le squadre hanno sei-sette giocatori di livello top. Ma non c’è un segreto, è un insieme di tanti fattori” racconta Roland Breugelmans ai microfoni di Gianlucadimarzio.com.
Eccola qui la formula del Genk. Ma manca ancora un ingrediente: “Abbiamo un bellissimo centro di allenamento per i giovani, lo stadio è praticamente dall’altra parte della strada. Ogni giorno i ragazzi possono guardarlo e sognare di giocare lì. Avere un centro come il nostro è la chiave, i ragazzi hanno tutto lì”. Servono anche le strutture giuste. E per questo il Genk è avanti anni luce: nel 2013 il club belga ha inaugurato il Jos Vaessen Talent Academy, un centro dedicato alle giovanili che ha tutto. Palestre, piscine e tanto tanto altro. Ma se il Genk ha uno dei migliori settori giovanili d’Europa è anche grazie alle idee di chi si trova in alto: “Qui la filosofia del club è tutto. Negli ultimi ventidue anni, ogni presidente ha avuto le stesse idee e ha dato la stessa importanza e attenzione alle giovanili”.
Breugelmans è nel Genk dal 1988 e sa cosa significhi vivere e lavorare in quel mondo: “Ora è più difficile avere successo con i giovani in prima squadra rispetto a prima. In Belgio adesso tutti puntano sui giovani. È importante avere delle giovanili che possano portare talenti in prima squadra”.
Ma per i giovani non c’è solo il calcio: nel Genk insegnano che la vita va oltre quel pallone: “La scuola è importantissima. Per me tre cose sono fondamentali per un giovane: la famiglia, la scuola e quindi l’educazione e infine lo sport. Abbiamo un bel collegamento qui con l’istruzione, ogni mattina abbiamo trenta autisti che portano i ragazzi a scuola e nel pomeriggio li accompagnano all’allenamento. Per noi è fondamentale far capire ai giovani che il calcio non sia tutto nella vita”.
De Bruyne, Courtois e non solo: quando i talenti del Genk lasciano il Belgio
Analizzata una piccolissima parte della crescita dei giovani, è il momento di capire l’ultima fase di questo lungo processo: le cessioni all’estero dei calciatori.
Provate a guardare le migliori cessioni di sempre del Genk: Berge, Onuachu - passato a gennaio al Southampton - e Ndidi: tutti volati in Inghilterra. “Le offerte dalla Premier League sono davvero importanti, sia per noi che per i calciatori. Onuachu a gennaio è passato al Southampton, lui era il nostro calciatore più importante, segnava 25-30 gol a stagione. Ma poi quando è arrivata una proposta importante per noi e per lui lo abbiamo lasciato andare”.
Un altro esempio è Leandro Trossard: “Ogni giocatore sa che se farà bene al Genk potrà andare in qualche top club. Trossard quando aveva 19 anni lo abbiamo girato in prestito in quattro squadre della seconda divisione belga, poi nel 2016 è tornato e ha giocato titolare. Adesso è all’Arsenal. Per noi questo è fantastico”. Per il Genk, dunque, è fondamentale vendere.
Stavamo parlando dei talenti passati da quelle parti. Breugelmans li ricorda tutti: “De Bruyne è arrivato a 14 anni e nessuno all’inizio pensava che potesse essere un fuoriclasse ma poi è esploso a 16-17 anni. Courtois ha iniziato con noi a 7 anni nella nostra accademia di portieri, che credo sia la più famosa in Europa. Tanti portieri che giocano nei top campionati europei sono stati formati da noi”. E poi tira fuori anche qualche aneddoto: “Quando Kevin diventava rosso in viso tutti sapevano che fosse arrabbiato. La sua faccia diceva tutto, capita ancora oggi quando lo guardo in televisione. È questa la mentalità che serve in campo. Tirava sempre dei pugni sui suoi pantaloncini quando si arrabbiava”.
Altri calciatori cresciuti nel Genk? Milinkovic-Savic: “Sergej è stata una grande sorpresa. Tutti sapevano fosse un ottimo giocatore, ma poi è praticamente esploso. È forte fisicamente ma anche veloce. Mi piace molto anche lui".
Tanti talenti insomma, ma quando Breugelmans parla di De Bruyne usa parole davvero speciali: “Ogni volta che lo guardo in televisione mi accorgo di quanto velocemente lui veda alcune cose che altri calciatori non riuscirebbero a vedere. Kevin è lo ‘Special One’, come Mourinho. Ha una grande mentalità, parla poco e dice solo la verità. Non vuole perdere una partita. Guardarlo giocare è sempre fantastico”.
Ma il passato è passato, nel Genk si pensa solo al presente e al futuro. Chi sarà il prossimo diamante da quelle parti? “Bilal El Khannouss ha tante qualità per poter essere un grande giocatore in futuro. È marocchino, ha anche giocato la partita per il terzo posto al Mondiale contro la Croazia”. La chiamata si chiude così. Troppo poco tempo per capire davvero un mondo pieno di sfumature. Abbastanza per accorgerci di quanto il Genk sia avanti. E tanto passa anche da Roland Breugelmans.