Il 5 agosto 2004, nel caldo torrido andaluso, nasceva Pablo Martín Páez Gavira, oggi per tutti semplicemente Gavi. In quell’estate, un ventenne Giorgio Chiellini si preparava per quella che sarebbe stata la sua stagione d’esordio in Serie A: debutterà il 12 settembre 2004 in Roma-Fiorentina, e a novembre dello stesso anno esordirà in Nazionale grazie alla chiamata di Lippi.
Oggi, Chiellini, 37 anni, ha raggiunto le 113 partite in azzurro ed è il più veterano dei convocati della finale a quattro di Nations League, mentre Gavi, gioiellino del Barcellona che di anni ne ha 17, è il più giovane di tutti. Tanto giovane che, diventa il più precoce esordiente della storia della nazionale spagnola, superando Ángel Zubieta, che vestì la camiseta roja a 17 anni e 284 giorni.
La provocazione di Luis Enrique
"Vedendo come gioca con e senza palla, per me è un giocatore abbastanza interessante per portarlo e vederlo. Sono sicuro che sarà all’altezza”, ha spiegato la sua convocazione Luis Enrique. Che poi ha aggiunto: “Troppo presto? Forse sì, però magari lo metto titolare con l’Italia”. Più che una notizia, una provocazione, di quelle che spesso lancia ad una stampa che a quest’ultimo giro di convocazioni ha storto il naso da Madrid a Barcellona. Non unicamente, ma soprattutto proprio per la chiamata del 2004, giudicata precipitosa e poco meritata.
Gavi, infatti, ha raccolto solo 275 minuti prima di imbarcarsi per Milano. Non solo in questa stagione, ma proprio nel calcio professionistico, visto che nel Barça B ha sommato solo tre presenze fra quest’anno e il precedente. La decisione di Luis Enrique, è evidente, è avventata, ma non è solo il CT spagnolo ad aver visto enormi potenzialità in lui in questi scampoli di calcio d’inizio anno.
Chi è Gavi
“Agile, tecnico e con proiezione offensiva”. Così si definisce Gavi, ultima pietra preziosa che il Barcellona ha estratto dalla Masia. Ciò che ha stupito di più di questa mezz’ala fino ad ora, però, è stata la personalità. La faccia tosta di mettere in mostra tutte le sue doti tecniche anche in un ambiente ostile, quello in cui ormai vive costantemente il Barça e che ha invece schiacciato la maggior parte dei suoi compagni, con non poca esperienza più di lui.
Vedi giocare Gavi, pensi “Masia”. Il percorso spiega il perché. Il ragazzino è stato pescato dai culé ad undici anni, strappato al Betis perché già a quell’età aveva mostrato di portare nel sangue il DNA calcistico blaugrana. Poi tutta la trafila delle giovanili, anche in quel caso percorsa a passi da gigante: fra l’esordio in seconda squadra e quello in prima sono trascorsi solo 7 mesi.
“Tecnicamente è superdotato”, ha detto di lui l’ex allenatore Artiga a Goal Spagna. “Adesso è cresciuto anche fisicamente. Con questo fisico complementa le qualità tecniche e sua la capacità di fare la scelta giusta. È difficile trovare un giocatore così, con la sua tecnica e la sua velocità d’esecuzione”.
Ma in alto non si arriva con la sola tecnica. Lo conferma sempre Artiga, che spiega: “È ipercompetitivo, uno dei giocatori più competitivi che conosca. Va sempre al massimo, con mentalità vincente fino all’ultimo minuto”. Allo stesso tempo, però, è uno degli aspetti che deve migliorare: “Le partite hanno anche pause, quando si deve guardare più al gioco di posizione. Ma ha fatto grandi progressi nel controllo delle emozioni”.
Controllare le emozioni non sarà facile, né richiesto, soprattutto in una partita con la posta in palio così alta come quella con i campioni d’Europa. Una presenza per la storia, ma anche uno scontro generazionale. Cosa si direbbero lui e Chiellini se si incrociassero in campo? Di certo non potranno parlare di quel Roma-Fiorentina, giocato quando Gavi aveva due mesi di vita, ché va bene essere un prodigio di precocità, ma a tutto c’è un limite…