La Ligue 1 è ripartita quasi un mese fa. La Premier League lo ha fatto lo scorso week-end. Tra pochi giorni sarà il turno della Serie A. Nuovi campionati al via, con la scia del Covid-19 e le prescrizioni ancora da seguire. Che fare quindi degli spettatori? Porte aperte? Porte chiuse? Accessi limitati? La Premier League ha optato per la chiusura totale almeno fino a ottobre. La Serie A sembra dello stesso parere. In Francia, invece, un po’ di pubblico è concesso. Seppur con rigide restrizioni e limitazioni, quello francese si presenta come un modello diverso dagli altri.
Come è ripartita la Francia
Il governo francese, l’estate scorsa, ha dato il via libera a un numero massimo di cinquemila persone all’interno degli stadi di Ligue 1 e Ligue 2. Un tetto che potrà essere addirittura superato, “A discrezione dei vari prefetti e se le condizioni sanitarie lo permetteranno”. La Ligue de Football Professionnel spinge per un aumento progressivo nelle prossime settimane, sempre garantendo le misure di contenimento del virus. “Abbiamo stabilito un protocollo sanitario di accoglienza per il pubblico che rispetta strettamente il distanziamento sociale, l’obbligo della mascherina e le misure di igiene collettiva e individuale, che permette di accogliere gli spettatori negli stadi. Ci auguriamo di poterne accogliere più di 5.000 ".
Il calcio francese è partito così: con 5.000 spettatori massimo. E con qualche malcontento: “La decisione è illogica. Il tetto massimo non può essere lo stesso per uno stadio di 6.000 posti e per un altro da 80.000”, a parlare è Bernard Caiazzo, presidente del consiglio di sorveglianza del Saint-Etienne. “Sì, c’è la possibilità di ottenere deroghe, ma sarebbe molto più logico che ogni stadio avesse una percentuale di capienza massima”. La preoccupazione, per i club, è la biglietteria: “I mancati incassi porteranno delle ripercussioni economiche evidenti”.
Che ne pensano gli ultras?
Il tifo organizzato non ha mancato di esporsi in merito alle decisioni del governo francese, scegliendo di non presenziare. “O tutti o nessuno”: questa, in sostanza, la linea degli ultras francesi. “Comprendiamo il protocollo sanitario e lo rispettiamo, ma tutto questo è incompatibile con il nostro modo di vivere la curva: i nostri settori rimarranno vuoti”. Molto chiara la spiegazione del Commando Ultrà, gruppo ultras del Marsiglia: “Ci verrebbe garantita la presenza di 300 persone per gruppo. Saremmo sparsi in ogni angolo della tribuna, distanziati. Com’è possibile tifare il nostro club in questo modo? Come selezionare chi potrà prendervi parte e chi escludere? Con quali criteri? Per rimanere coerenti con la nostra linea, abbiamo scelto di non esserci”. Una scelta che non deve essere presa come protesta, come sottolineato dai tifosi del Lorient: “Siamo stati i primi a sostenere il personale sanitario che in questi mesi è a lavoro per la salvaguardia di ciascuno di noi: sarebbe stupido smettere di seguire il protocollo adesso. Mancheremmo di rispetto a chi continua a lavorare per la salute di tutti”.
La delicata gestione abbonamenti
Come gestire, quindi, gli abbonati? Chi potrà entrare e chi no, questa è sicuramente una questione delicatissima. C’è chi ha scelto di dare la priorità alle persone anziane, come a Strasburgo: si decide in base all’età, dal più anziano al più giovane. Altri club sceglieranno in base alla fedeltà: chi è abbonato da più tempo, avrà la priorità per l’acquisto del nuovo abbonamento (così accade a Nizza). Saint-Etienne e Lorient hanno sospeso le rispettive campagne di abbonamenti, per timore di “deludere gli abbonati, dovendo rifiutare il loro accesso nell’eventualità di match a capienza ridotta”. E, per le partite giocate a porte chiuse, la linea generale è il rimborso. In sostanza, l’abbonamento avrà dunque un valore pari al numero delle partite a “libero” accesso.
Tra soddisfazioni, preoccupazioni e malcontenti, la presenza di una piccola parte di pubblico può comunque rappresentare un possibile punto di partenza. Uno spiraglio di luce, nell’attesa che tutto torni alla normalità, per strada, nelle case, negli ospedali. E successivamente anche negli stadi. Servirà ancora tempo, prudenza e pazienza. Sperando che i 5mila della Francia diventino il primo passo dell’Europa dei tifosi.