Una carriera importante, tanti titoli e gol: 582 presenze, 222 gol e 74 assist messi a segno tra Manchester United, Atletico Madrid, Villareal, Inter, Penarol e Danubio... prima di provare l'esperienze in India e poi ad Hong Kong, dove ha salutato il suo Kitchee vincendo la First Division League (il massimo campionato nazionale). Diego Forlan ora deve solo decidere se smettere o continuare a giocare a calcio dopo che è scaduto il suo contratto col Kitchee, ma non ha fretta.
Un palmàres pieno di trofei: 1 Premier League, 1 Community Shield, 1 FA Cup, 1 Europa League, 1 Supercoppa europea e la Coppa America 2011 che considera "il momento più bello di sempre". Poi due titoli Pichichi e altrettante Scarpe d’Oro. Insomma, non uno qualunque Forlan che si è raccontato alla Gazzetta dello Sport. Da quello che farà da grande a quello che ha fatto e che i suoi trofei gli ricordano:
"Continuare a giocare? Ho giocato in tutto il mondo, viaggiare mi ha arricchito, ma ora guardo avanti, carico come sempre e felice, indipendentemente dalla decisione che prenderò. Allenatore? Sì, mi ci vedo in questo ruolo. Sto studiando per diventarlo e ho quasi concluso il corso.
Tornare in Italia per una rivincita? Nessuna rivincita, qui sono stato benissimo e tornerei subito. Stesso discorso per la Spagna, ma la Serie A resta il massimo per chi vuole fare questo mestiere. Siete i maestri della tattica. L'assenza dal Mondiale? Una grande sorpresa, ma restate sempre una grandissima nazionale. E' vero che la storia non scende in campo, ma in qualche modo fa la differenza. Il calcio non è più come una volta ora è difficile confrontarsi contro qualsiasi squadra.
A chi mi ispiro come allenatore? Sicuramente a mio padre Pablo, a lui devo tutto. Poi Ferguson, ovvio: maestro in panchina e uomo eccezionale, qualità rara in questo mondo. Non ero titolare, ma mi ha insegnato tantissimo. Oggi chi sono i migliori? Guardiola mi piace, Conte ha svolto un lavoro straordinario con Chelsea, Nazionale e Juve, mentre Allegri è stato intelligente nel modo in cui ne ha raccolto l’eredità però ho un debole per Simeone. E' impressionante come riesca a stare ai vertici del calcio nonostante Real e Barça siano più ricche. Per me l'allenatore perfetto è un mix tra lui e Guardiola.
Cosa non funzionò all'Inter? Sono arrivato in un momento difficile per la società, tanti cambi e una squadra alla fine di un ciclo dopo il Triplete. Poi anche i tanti e troppi infortuni mi hanno frenato, peccato perché avrei voluto lasciare il segno anche all'Inter. Ringrazierò per sempre Moratti, fu lui a volermi. Sono arrivato tardi in Serie A? Non lo so, a dire la verità non ci ho mai pensato. Le occasioni però non sono mancate: due volte fui vicino alla Juventus, anche al Milan, ma soprattutto alla Lazio. Forse costavo troppo...".
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