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Floro Flores: “Film, regole e scaramanzie: vi racconto Conte e Sarri”

Da una parte, la tuta e le sigarette: alle spalle, una carriera da impiegato e tanta scaramanzia. Dall’altra, tutto l’opposto: i successi con la Juve, un palmares invidiabile. Soprattutto, tanta voglia di (ri)partire da zero. Maurizio Sarri da un lato, Antonio Conte dall’altro. In mezzo, l’Arezzo. Il “loro” Arezzo, che entrambi hanno allenato nel 2006-2007: una stagione cominciata con 6 punti di penalizzazione e finita con un’amara retrocessione. Conte in panchina all’inizio e al termine del campionato; nel mezzo, diciotto giornate con Sarri a sostituire l’ex capitano bianconero.


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"Se Conte non fosse stato esonerato così presto, forse sarebbe potuta finire diversamente. Aveva bisogno di tempo, era alla prima esperienza da allenatore. Nella prima parte del campionato non eravamo andati benissimo, ma quando Antonio fu richiamato, per sostituire Sarri, riuscì ad avere un impatto incredibile sul gruppo. Anche se non bastò per restare in Serie B. Magari, se avesse avuto più tempo…”. A raccontare la loro storia, a ridosso del big match tra Juventus e Inter, è Antonio Floro Flores. Ex di Napoli, Udinese, Genoa, Sassuolo e Chievo, punta di diamante degli amaranto guidati da Sarri e Conte.

I RITI SCARAMANTICI DI SARRI

Di quell’Arezzo, Floro Flores è stato il calciatore più utilizzato in stagione, nonché il capocannoniere (14 gol in 40 presenze). Indispensabile per entrambi gli allenatori, con loro non mancarono alcuni battibecchi. Tanto con Conte, quanto con Sarri.


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“Sarri era legatissimo ad alcuni riti, aveva una serie di abitudini che non voleva abbandonare e ripeteva ogni weekend: era incredibilmente scaramantico – racconta l’ex centravanti a i microfoni di gianlucadimarzio.com – Per esempio, aveva una fissazione per gli scarpini: voleva che tutti ce li tingessimo di nero prima di scendere in campo"

"Il perché? Non l’ho mai capito. Una volta provai a spiegargli che l’Adidas mi pagava per indossarli in campionato, però non ne voleva sapere di cambiare idea. "E allora dovrò parlare con il presidente" gli dissi. "No: tu fai quello che dico io". In fondo, però, era piacevole: pur essendo un tipo serio, ci potevi parlare e ragionare”.

IL SESSO, LA DIETA, LE REGOLE: IL METODO-CONTE


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Con Conte, Floro Flores ha instaurato un grande rapporto nelle ultime settimane di campionato. “Tornato al posto di Sarri, era diventato un martello pneumatico. Un giorno si sfogò con me, in privato, nello spogliatoio. Disse che, se non mi fossi allenato come diceva lui, allora sarei rimasto a casa. "Ora comando io". "Perché, prima chi comandava?", gli chiesi. Mi spiegò che da quel giorno in poi ci sarebbero state alcune regole da rispettare e che non avrebbe fatto eccezioni. Dopo quel faccia a faccia, si è creato un legame molto intenso: ne sono orgoglioso”.

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A proposito di regole: qualche mese fa, Conte si è esposto persino sulle relazioni personali dei propri calciatori. In particolare, sulla necessità di condurre una vita sessuale attenta e… poco dispendiosa, in termini di energie consumate. Già ad Arezzo, al di là delle questioni “di campo”, Conte valutava il comportamento dei suoi giocatori facendo attenzione a ogni dettaglio:

“Sin dal primo giorno, ha fissato le sue regole sulla dieta, ci teneva a vederci in forma e aveva ragione: è importantissimo – continua Floro Flores -. Quanto al sesso, non ricordo nessuna indicazione: meglio così. Certe cose un professionista le deve saper gestire da sé. Anche perché, diciamoci la verità, come fa Conte a sapere cosa ho combinato a letto il giorno prima?”.

FILM & SPOGLIATOIO: LE SCELTE DI SARRI E CONTE NEL PRE-PARTITA


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Dal campo al… cinema, Conte e Sarri hanno condiviso alcune passioni con Floro Flores e compagni: “Ma lo fecero in modo diverso. Prima di ogni partita, Sarri voleva che nello spogliatoio fosse riprodotto un audio. Era il discorso di "Ogni maledetta domenica", che dovevamo ascoltare mentre ci preparavamo a scendere in campo. Bello? Per me no, non mi caricava per niente. Se mi vuoi trasmettere qualcosa nel pre-partita, per come la vedo io, lo devi fare tu, in prima persona, mettendoci la faccia. E Conte, sotto questo punto di vista, era tutta un’altra cosa. La leadership conquistata con la maglia della Juventus, per Antonio, è stata fondamentale già nelle prime esperienze da allenatore.

 

“Conte scelse di farci vedere 300. Stavamo andando a Bologna, in pullman, magari pensò che quel film ci avrebbe potuto dare una carica importante (la partita finì 1-1, ndr). E il modo in cui si rivolgeva a noi, prima di ogni gara, rifletteva quel punto di forza che lo distingue ancora oggi: il carisma. Questione di carattere.

"ENTRO 5 ANNI VOGLIO VINCERE CON LA JUVENTUS"


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Anche dopo la comunicazione dell’esonero, il primo della sua carriera, l’ex centrocampista aveva qualcosa da dire ai suoi calciatori, reduci da 5 punti raccolti nelle prime 9 giornate: “Voi siete questi, è vero. Ma siete soddisfatti di quello che siete? Io no. Voglio migliorare sempre di più, tra cinque anni voglio vincere lo scudetto con la Juventus". "Lasciò lo spogliatoio con questa frase”, racconta Antonio. Detto, fatto: nel maggio 2012 la sua Juve si laureò campione d’Italia.

 

“E’ una questione di mentalità, Antonio e la Juve sono fatti della stessa pastacontinua Floro Flores -. Così come gli Agnelli, i tifosi e tutto l’ambiente che li circonda: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta, dicono loro. E ci credono per davvero: forse è questo il problema di Sarri. Non che lui se ne freghi del risultato, sia chiaro. Se deve vincere, però, lo vuole fare a modo suo, mediante un certo stile di gioco, una filosofia innovativa. A Empoli e a Napoli, con un po’ di tempo a disposizione, ci è riuscito alla perfezione. Se gli Agnelli continuassero a dargli fiducia, il futuro gli darà ragione”.


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E’ successo in passato, chissà che non possa riaccadere in futuro. Per ora, certamente, il bilancio è positivo. Dallo “Stadio Città di Arezzo” all’Allianz di Torino, quattrocentonovantadue chilometri separano Conte e Sarri dalla loro prima, piccola esperienza “in comune”. Pronti a incontrarsi di nuovo, tredici anni più tardi, indossando l’abito delle grandi occasioni. La Juve, l’Inter, la lotta-scudetto. Soprattutto, l’Arezzo: lì dove tutto è cominciato. Quei due ragazzi, di strada, ne hanno fatta davvero tanta…