Servivano soldi dunque. Luis ha solo dieci anni, ma non sta mai fermo. Gli piace il basket, adora il baseball. Ama il calcio e per allenarsi deve farsi 25 chilometri di pullman, pagando il biglietto di tasca sua. Destinazione Barranquilla, la maglia è quella dell’Atletico Junior. Lì ha giocato anche il suo primissimo idolo, Ivan Valenciano. È un attaccante, in patria un fenomeno. Qualche anno prima ha vinto due campionati, chiudendo capocannoniere per tre volte. Ha provato anche un’esperienza all’Atalanta, stagione 1992-93. Solo cinque partite, un disastro.
Oggi gli amici di sempre lo chiamano proprio Valenciano. Quando riceve palla, si gira e parte come faceva lui. Ad una vacanza a Dubai o alle Maldive, Muriel preferisce sempre tornare a Santo Tomàs. Le partite a calcio, le albe seduti fuori di casa, i balli, la musica. Sì, la sua seconda passione, che lo accompagna in macchina e in palestra. Perché, se ai piedi aveva sempre un pallone, in mano non mancava mai l’acordèon, la fisarmonica. Simbolo del Vallenato, il genere suonato dalla sua gente. E da suo padre, al quale ha comprato un taxi nuovo con i primi contratti ma che adesso non guida più. Insieme ai fratelli di Luis, infatti, gestisce un ristorante tipico del posto e un maneggio, dove i cavalli sono curati dal fratello più grande, che fa il veterinario.
Luis non è più quello che aiutava lo zio, controllore nei pullman. Quello che, vergognandosi di urlare come un pazzo, aveva cominciato a vendere i biglietti della lotteria. E’ diventato orgoglio della Colombia. Ha cambiato anche idolo. La colpa è di You Tube, lui va pazzo per la tecnologia e si diverte a guardare i video di Ronaldo il Fenomeno. Un giorno è in albergo insieme a Cuadrado. Si deve giocare Cile-Colombia di Coppa America. E’ nella Hall, l’ascensore si apre è spunta proprio il brasiliano. Luis è paralizzato per l’emozione, non riesce a dire nulla. Conserva una foto di quel momento, merito di Cuadrado che gliela scatta senza pensarci due volte.