Quando Borja Valero scende dal pullman ed entra al Franchi, ci mette sempre un po’ a raggiungere lo spogliatoio. Lo fermano tutti. Magazzinieri e addetti ai lavori lo salutano. Gli chiedono della moglie Rocio, della piccola Lucia e di Alvaro, che tanto “piccino”, come dicono da quelle parti, non è più. Sta crescendo il ragazzo, ma è difficile capirlo per chi lo ha visto bambino. Borja a Firenze era il sindaco, con le coordinate della città tatuate sul braccio destro. Forse anche per questo non evita nessuno e ricambia.
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Una volta chiusa la porta dello spogliatoio, però, le emozioni restano fuori. Il sorriso si trasforma in ghigno, gi occhi si fanno seri. Il terzo giorno di ritiro a Lugano era esausto, ma ora corre come non mai. E’ rinato a forza di scatti e ripetute, fra poco compirà 35 anni ma sfida chiunque a dimostrarlo. Con Spalletti, nella scorsa stagione, aveva giocato 12 volte da titolare in campionato. In questo, le prime 12, era rimasto a guardare dalla panchina. Non si è arrugginito, anzi. Nel centrocampo falcidiato di Conte, è tornato a fare il sindaco.
La svolta
Dopo Torino, quando è entrato al posto di Barella, l’allenatore lo aveva esaltato. Al Franchi, sotto quella Fiesole verso la quale non si dimentica mai di girarsi quando scende in campo, ha trovato il gol. Ha fatto sembrare tutto di una facilità disarmante, come un professore di matematica che spiega le equazioni alla lavagna. Milenkovic e Dragowski, che hanno 12 anni in meno, si sono fatti fregare dal suo gioco di gambe. Destro vincente e per poco non sarebbe stata la settima trasferta su sette vinta dall’Inter, come l’ultima Juventus di Allegri. Ora c’è Sarri e il tridente Dybala-Higuain-Ronaldo. Sarà duello fino alla fine.
Borja dopo il gol ha chiesto scusa e ha alzato le mani pensando ad Astori. Neanche un fischio dai suoi ex tifosi, che lo hanno ammirato e riempito di applausi al momento del cambio. Dribbling, scatti palla al piede, passaggi secchi e precisi. Sembrava tornato quello di Firenze, lo avrà pensato anche Montella, che si è goduto la migliore versione del centrocampista. Sono arrivati a Firenze insieme, nel 2012. Hanno accarezzato dei sogni, come l’Europa League e la Coppa Italia. Si sono tolti delle soddisfazioni, come il 4-2 alla Juventus di Conte nel 2013.
Di lì a poco avrebbe annunciato il rinnovo fino al 2019: “Resto qui a vita”, disse. Succede però che Montella va via, così come Paulo Sousa. Succede che torna Corvino, a cui viene chiesto di abbassare età media e monte ingaggi. Succede anche che all’Inter arriva Spalletti, a cui Borja piace eccome. Nei giorni che lo hanno portato a Milano, i tifosi della Fiorentina si sono precipitati sotto casa sua: “Resta”, lo hanno implorato. Lui li ha guardati con le lacime agli occhi. Nerazzurro lo è diventato davvero. Contro la sua Fiorentina la quinta consecutiva da titolare. Di nuovo sindaco al Franchi. Per la gioia (a metà) di Antonio Conte.