Tranquillo, pacato. Uno che preferisce far parlare il campo, Nicolò Zaniolo. Forte della sua classe. Di quel suo mancino da altra categoria. Qualità: poche storie. Scoperta per primo proprio da un ex calciatore come papà Igor. “Esteticamente è molto bello da vedere e quando ha la palla dà sempre l’impressione di poter fare qualcosa di importante”, parola di papà. Ma nessuna pressione: ‘essere figlio di’ non è mai stato un peso per Zaniolo junior. Anzi. “Siamo due giocatori diversi: lui era più fisico, io sono più tecnico. Ma quando lo vedevo giocare da piccolo mi emozionavo sempre”, aveva dichiarato a Trapani ai microfoni di SKY. Soprattutto perché Zaniolo è arrivato dove è arrivato con le sue forze. Grazie al suo amore per il calcio: “I primi calci al pallone li ho tirati a Salerno quando papà giocava alla Salernitana. Da lì in poi ho iniziato a prendere a calci ogni cosa che trovavo per strada – ride, raccontando in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com -. Fuori dal campo poi ricordo i tempi di La Spezia: tutti i pomeriggi all’oratorio a giocare fino a sera”. Poi certo, i consigli di papà fanno sempre piacere: “Avere un papà calciatore non mi è mai pesato anzi, è stato un vantaggio per come la vedo io: mi ha sempre consigliato nel modo migliore, toccando i tasti giusti”.
Per caratteristiche però l’idolo è sempre stato un altro: “Kakà! Mi sono innamorato calcisticamente di lui, mi brillavano gli occhi quando lo vedevo giocare. È per questo che sono milanista”. Il ruolo è quello, la serenità mixata alla determinazione in campo anche. La voglia di prendersi qualche piccola rivincita, pure. Soprattutto verso la sua delusione più grande: essere scartato dalla Fiorentina proprio nell’ultimo giorno di mercato. E dopo nove anni in maglia viola, deve avergli fatto davvero male. “Che amarezza! Così, all’ultimo, proprio non me l’aspettavo. Purtroppo quando la Fiorentina mi ha detto che non ci sarebbe stato più spazio per me e mi sono trasferito, le iscrizioni alle scuole private erano chiuse. Mi sono preso un anno sabbatico però lo studio non è mai stato un problema, ho sempre avuto la media del sei – sei e mezzo”.
Ma come spesso accade, chiusa una porta si è aperto un portone. Questa volta di colore biancoleste, a Chiavari. L’Entella: scelta azzeccata. Su e giù da La Spezia dove Zaniolo abita tutt’ora. “Arriva un pulmino a prendermi alle 13:50 ed intorno alle 18 mi riporta a casa”. A trasportarlo dal campo al ristorante dove pranza la squadra invece ci pensa poi il compagno Pecorini visto che Zaniolo non è ancora patentato. “Se no mi tocca andarci a piedi…”. E che soddisfazioni per il classe ‘99: un anno da protagonista con la Primavera culminato con la finale di Tim Cup. 7 gol in campionato e 2 in coppa. Ops, uno dei quali proprio in semifinale contro la ‘sua’ Fiorentina, eliminata dall’Entella. Se non è una rivincita questa… E poco importa se in finale contro la Roma è arrivata la sconfitta. Solo applausi per un’impresa così. “Scendere in campo all’Olimpico è stata un’emozione grandissima e per l’Entella diciamo che non è una cosa proprio da tutti i giorni. Non è finita come avremmo desiderato ma nel post partita tutti i dirigenti ci hanno fatto i complimenti ed erano contentissimi per il nostro percorso”.
Voltare pagina e guardare al futuro. Subito. Per iniziare a trovare continuità anche ‘tra i grandi’. Già 5 presenze, di cui l’ultima a Trapani da titolare. Una sconfitta che non ha ridimensionato le emozioni vissute in una giornata speciale. “Ho iniziato a percepire che forse avrei giocato giovedì scorso quando nelle prove di formazione mi è stata data la casacca. Poi venerdì mi è stato riferito che sarei partito dall’inizio. Ero un po’ teso ma al fischio d’inizio mi sono sciolto. Nonostante la sconfitta ho ricevuto tanti complimenti e devo dire che i più belli sono stati ovviamente quelli della mia famiglia e dei miei amici. Ora voglio cercare di ritagliarmi sempre più spazio in prima squadra, soprattutto con mister Castorina che mi conosce davvero bene”.
Non dimentichiamo anche le convocazioni in Under 18 e 19. Un’ esplosione che non è passata inosservata agli addetti ai lavori. Si dice infatti che diverse squadre inglesi e tedesche siano sulle sue tracce per la prossima stagione. “Il mio sogno ovviamente è arrivare in Serie A ma ora penso solo a giocare e all’Entella. A giugno poi si vedrà…”. Nessuna distrazione. Focalizzato solo sull’obiettivo chiamato playoff. E riconoscente verso una società che gli sta dando davvero tanto. “A Chiavari sono stati super accoglienti dal primo giorno. Anche in prima squadra: mi hanno voluto bene fin da subito trattandomi sempre come uno di loro. È un gruppo che ha voglia di lavorare e far risultati”. Farsi apprezzare non è stato difficile per un ragazzo “tranquillo che fuori dal campo adora guardare le partite in tv e stare con gli amici, anche se non esce molto spesso”. Ma che soprattutto preferisce far parlare il campo. Come è giusto che sia quando nel proprio mancino si possiede una classe così.