La tensione della vigilia sfociata in un atto deprecabile. A quasi 24 ore da Pescara-Salernitana, un’aggressione incendia ulteriormente gli animi. A subirla - nella serata di sabato - è stata la diciottenne Paola, figlia dell’allenatore del Pescara Gianluca Grassadonia.
Un fatto avvenuto a Salerno, città in cui è nato Grassadonia e in cui vive ancora gran parte della sua famiglia. La ragazza - secondo quanto riportato in un post sui social dalla madre Annabella “è stata minacciata e aggredita con spintoni e calci affinché il papà capisca”. Un post a cui ha fatto seguito una denuncia dai carabinieri e la successiva decisione di trasferirsi almeno provvisoriamente a Pescara, lasciando Salerno nella mattinata di domenica.
LA CONDANNA DI TIFOSI E CLUB
Un episodio arrivato dopo alcuni giorni di messaggi minacciosi rivolti alla famiglia sui social. Un’aggressione che è stata stigmatizzata e condannata all’unanimità dai club del tifo organizzato, ultras compresi e dalla società del presidente Claudio Lotito.
Nel comunicato diffuso dalla Salernitana, si fa anche riferimento a “un clima costruito ad arte per generare odio da personaggi di basso calibro che puntualmente pubblicano sul web false notizie. Ci risulta, infatti, da fonti certe che il signor Grassadonia nella sua conferenza stampa non abbia mai fatto alcun riferimento alla Salernitana né parlato della gara in programma lunedì”. Un riferimento chiaro a una testata locale che aveva riportato dichiarazioni mai pronunciate dallo stesso Grassadonia.
L’ANTEFATTO
Inevitabile chiedersi da dove nasce tutto quest’odio sportivo per un figlio della città. E chiunque abbia fatto un giro sui social negli ultimi giorni ha trovato espressioni sullo stile di “Grassadonia, Salerno non dimentica” o “Grassadonia, fatti perdonare”. Una tensione che va avanti dal 9 maggio 1999, giorno di Cagliari-Salernitana 3-1, 32esima e terzultima giornata di serie A.
In quella partita la squadra ospite si giocava un pezzo di salvezza che poi sfuggì in una drammatica ultima partita a Piacenza. Quel 9 maggio nel Cagliari giocava Gianluca Grassadonia, difensore all’epoca dei sardi. Quel giorno, il difensore esultò vigorosamente per la vittoria della sua squadra, che peraltro raggiungeva di fatto la salvezza. Un gesto mai perdonato a Salerno ma che ha anch’esso un antefatto.
LA PRIMA FUGA DA SALERNO NEL ‘96
Grassadonia lasciò infatti Salerno dopo essere stato vittima a sua volta di un’aggressione dopo un autogol a Perugia. Queste le sue dichiarazioni del maggio ‘96: “Uno mi è arrivato alle spalle, mi ha colpito allo stomaco con un pugno. Altri due sono sbucati dalle colonne di cui è pieno il garage. Non ho avuto neanche il tempo di accendere la luce, o di guardarli. E' arrivata una serie di colpi, ho cercato di reagire. No, non ho avuto paura. Mi sono sentito umiliato, ferito...".
La cosa ancora più incredibile è che quella partita la Salernitana la vinse pure 2-1. Alla fine dell’anno la promozione non arrivò e Grassadonia decise di lasciare la città.
Proprio come hanno fatto nelle ultime ore sua moglie e le sue due figlie. Alle quali la stragrande maggioranza del tifo salernitano - sia quello caldissimo sia quello più tiepido - ha voluto mandare un abbraccio.
GRASSADONIA ANDRÀ IN PANCHINA
Seppure scosso dall’accaduto, Grassadonia ha deciso di andare lo stesso in panchina domani e nella mattinata di domenica ha diretto il suo ultimo allenamento stagionale. L’ultimo prima di un Pescara-Salernitana purtroppo iniziato troppo presto. E con protagonisti che nulla hanno a che vedere col calcio.