Una carriera con la valigia in mano. Sempre pronto a partire da Rimini a Salò dove ora ha trovato la tranquillità e un gruppo unito che sogna in grande. Mattia Marchi, 29 anni di professione attaccante della Feralpisalò, terza nel girone B di Serie C. Una stagione da incorniciare, insomma, per una piccola realtà che vuole crescere. Come? Meglio non dirlo. Parlare di "Serie B" è tabù, la scaramanzia prima di tutto: "Più che un obiettivo e un sogno quello di poter fare il salto di categoria. L’obiettivo della società ad oggi è quello più vicino ovvero arrivare più in alto possibile per avere un piazzamento play-off ottimale. Futuro? La società è ambiziosa e sicuramente l’obiettivo è crescere e arrivare in alto". Parole di chi nel progetto si è calato totalmente, ma non vuole essere chiamato 'esperto': "Non mi piace descrivermi così. Io non parlo molto in allenamento perché non mi va di fare quello che sa, che deve dare consigli perché ne sa di più o altro… non è nel mio carattere e soprattutto non credo di potermelo permettere ancora. Poi abbiamo un capitano come Emerson che a 38 anni si allena ancora come un ragazzino. Lui sì che è un esempio per tutti noi. La sua carriera parla per lui. Ovviamente, rido e scherzo con tutti soprattutto con quelli più giovani. Io per filosofia però preferisco il lavoro sul campo alle parole". That's Marchi.
Ne ha giocate tante di partite in carriera Mattia Marchi: 251 per la precisione. Dal Rimini, squadra del cuore e alla quale è legato anche il suo ultimo ricordo da tifoso: "Ho sempre tifato Rimini essendo nato lì. Mi ricordo la mia ultima partita da ‘tifoso’ prima di passare dall'altra parte. Rimini-Juventus del 9 settembre 2006. La prima della Juve in Serie B in casa nostra, bellissimo. C’era un’attesa incredibile, la città era bloccata. Ero andato allo stadio con mio papà e al gol di Ricchiuti pensavo che lo stadio crollasse, è letteralmente esploso di gioia". Bello, bellissimo soprattutto per lui giovane attaccante della Primavera del Rimini che piano piano si metteva in mostra sperando di far parte di quella grande squadra che sfiorò anche la promozione in Serie A grazie anche all'indimenticabile Adrian Ricchiuti: "Di Adrian ho un ricordo stupendo. Mi allenavo assieme a lui quando ero al Rimini l’anno che arrivò sesto in Serie B ma non giocò i play-off perché c’erano Juve, Napoli e Genoa. Era semplicemente un mostro. Faceva la differenza in campo e in allenamento poi… gli ho visto fare certe cose incredibili. Con tutto il rispetto, per i compagni che ho avuto in questi anni, le cose che gli ho visto fare in allenamento a lui non le ho mai viste fare a nessuno nella mia carriera. Era semplicemente pazzesco, davvero".
A Rimini gli inizi poi tanti prestiti. Valigia in mano, testa bassa e tanta voglia di lavorare e di crescere faticando. Perché a lui non piace parlare, ma sudare. Ha incontrato molti compagni - nel suo pellegrinaggio da calciatore - che ora sono protagonisti in Serie A: Francesco Zampano, ad esempio, conosciuto all'Entella e ora all'Udinese "Tutti dicevamo che era un predestinato perché era un ragazzino, ma già era titolare in prima squadra. Saltava l’uomo con una qualità da ala, ma era un terzino e poi era veloce". in Liguria ha conosciuto anche Federico Di Francesco: "Un ragazzo di cuore. Ha tante qualità e ha sempre lavorato sodo. Glielo dico ancora quando lo sento che si merita tutto quello che ha ottenuto". Ha incontrato anche Marco Giampaolo sulla sua strada Mattia Marchi, un allenatore 'diverso' che si è goduto per pochissimo alla Cremonese prima di ripartire: "L’ho avuto per poco tempo, ma ho un bellissimo ricordo. In spogliatoio eravamo in tanti ad aver fatto solo la Serie C, ma ne parlavamo tutti come di un allenatore che c’entrasse poco con queste realtà e infatti alla fine è arrivato in Serie A dove sta dimostrando tanto con la Sampdoria. Aveva un modo di allenare e trattare i giocatori allo stesso modo, unico. Una serietà e una professionalità incredibile".
Tanti compagni andati 'avanti' e altri che ha ancora oggi in squadra con lui. Amici prima che colleghi e rivali: "Ho fatto gli stessi anni con Guerra, Ferretti, Staiti e Martin, tutti qui alla Feralpi, oggi. Ci siamo praticamente sempre trovati in squadra assieme. Con loro ho condiviso molto tempo nelle mie esperienze calcistiche. Per me non sono semplici compagni, ma amici. Rivalità e competizione con Ferretti e Guerra? No no, assolutamente no. Anche se giochiamo nello stesso reparto non mi sento in competizione con loro, alla fine sono miei amici. Penso che la vivano così anche loro… io non penso a chi scenderà in campo o no, sono amici anche nella vita privata". Valori di un calcio che non c'è più, dove spesso si pensa a soverchiare i compagni per la propria gloria personale. Marchi è diverso, sa che la vita da calciatore un giorno finirà e gli amici saranno la cosa più importante che gli rimarrà oltre ai trofei e ai ricordi. E anche questa è la forza della Feralpisalò: un gruppo unito, ragazzi genuini con gli stessi sogni, ma soprattutto gli stessi valori.
Le passioni e i sogni di Mattia Marchi
Non è solo campo "Raptor" come lo chiamano simpaticamente i compagni, ma è anche tanta famiglia. Semplicità e umiltà: "Mi piace stare tanto con i miei figli e giocare con loro nel tempo libero. Quando gioco con mio figlio poi mi fa impersonare i suoi supereroi preferiti: Spider-Man, Hulk, Capitan America e altri. Guardiamo sempre gli Avengers con lui perché gli piacciono i cartoni e i personaggi d’azione, ma sono onesto anche a me piacciono molto. Quando sono arrivato qui, Hervè (l'addetto stampa ndr) mi aveva soprannominato Green Arrow, ma dopo un paio di allenamenti Caglioni, il nostro portiere, ha incominciato a dirmi 'Sei Raptor’. Mi piace perché lo hanno scelto i miei compagni di squadra".
L'idolo? Francesco Totti. Non proprio uno qualsiasi, ma che ci vuoi fare... le passioni sono passioni: "C’entra poco con me, ma ero e sono pazzo di lui. In camera ho sempre avuto i suoi poster, compravo i DVD con le sue giocate migliori e le magliette ce le ho tutte, mai fatta mancare una. E quando giocava la Roma la guardavo solo se c’era lui". Irrinunciabile la passione per il Capitano giallorosso come quella per il fantacalcio: un 'malattia' come la definisce simpaticamente lui: "Siamo organizzatissimi in spogliatoio sul tema e anche molto competitivi. Ho una buona squadra quest’anno, ma al momento sono terzo, conto però di migliorare la mia posizione. Spero di fare bene sennò in spogliatoio poi è un disastro con gli sfottò. Con l'avvicinarsi del week-end battute e messaggini irrisori all'avversario sono all'ordine del giorno sul gruppo che abbiamo creato su whatsapp. Ad ogni gol poi esplode il telefono e partono le prese in giro. Siamo competitivi quindi lo viviamo davvero agguerriti, ma è il bello di fare il fantacalcio".
Tanto gentile e tanto dolce pare la punta della Feralpisalò, ma alla sua carriera sa benissimo cosa chiedere: "Mi piacerebbe legarmi a questa società? Assolutamente sì, ci sto pensando seriamente. Voglio trovare un posto dove avere continuità e smetterla di girare per prestiti o quant'altro. Qui mi trovo davvero bene e spero di legarmi a questa club per tanto tempo". Speranze e sogni di chi dopo tanto vagabondare sente di aver trovato una casa e una famiglia eccezionali per vivere da protagonista tutta la parte di carriera che ancora gli resta da giocare.
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