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“Ero convinto che sarei morto, che sarebbe finito tutto”. Cagliari, la rinascita di Castan

“Ho detto subito di sì al Cagliari, mi manda Nainggolan“. Lo spirito da guerriero non manca, come la leadership naturale e la capacità di caricare i compagni. A Leandro Castan sono bastate due partite per prendersi il Cagliari e far innamorare di sè il pubblico della Sardegna Arena. Da “incompreso” a “titolare inamovibile”, in un mese è cambiata la sua storia. A Crotone per entrare nei meccanismi, contro la Spal per diventare protagonista. Senso della posizione, stacco, fisicità, ma anche cambi di gioco e lanci millimetrici, persino un assist di tacco, che nessuno pensava facesse parte del repertorio del difensore brasiliano.

Non giocava dal 2 gennaio 2017 Castan, più di un anno senza mai vedere il campo, tra gli ultimi sei mesi dell’esperienza a Torino e i primi sei del ritorno a Roma: i sei minuti di Sassuolo erano ormai un lontano ricordo. Eppure… Nelle quattordici partite “granata” del brasiliano erano state solo 13 le reti subite dai torinesi. Nelle successive partite senza Castan la difesa del Toro è crollata, prendendo la media di due gol a partita. Il Torino non lo ha riscattato, il ritorno nella Capitale è stato automatico, e anche qui mistero: nessuna presenza tra coppe e campionato.

Arrivato a Roma nel 2012 dal Corinthians per 5 milioni di euro, sponsorizzato da Juan, Castan divenne protagonista soltanto l’anno successivo, con Rudi Garcia, che gli affiancò Mehdi Benatia, facendone una delle coppie più forti del nostro campionato. Castan era una roccia, difensore cattivo ma leale, preciso in difesa e dotato di piedi buoni che gli permettevano di impostare il gioco da dietro: automatico il rinnovo fino al 2018. Poi la triste scoperta e l’inizio del calvario: “Ero terrorizzato, piangevo di continuo. In una settimana persi 15 chili: ero convinto che sarei morto e che sarebbe finito tutto”.

A novembre 2014 la diagnosi è terribile: cavernoma, rimosso definitivamente il successivo 3 dicembre: “Aperti gli occhi sentivo tutto, ma non riuscivo a muovermi: quei due giorni di terapia intensiva sono stati i peggiori della mia vita”. Tra il 2014 e il 2016 appena tre le presenze: lo scetticismo sulle sue condizioni prevale sulla determinazione di Leandro. Dopo le 14 partite con il Torino della stagione 2016-2017, come detto è di nuovo la Roma ad accoglierlo, ma senza dargli mai un’opportunità vera.

“Mi sentivo un ex giocatore con la paura di morire: sono rinato”. La voglia di giocare ha vinto sull’ipotesi di smettere, che ha attraversato la mente di Castan per un breve periodo: difficile vincere la paura. Ne sa qualcosa Federico Melchiorri, compagno del brasiliano per pochi giorni prima di passare al Carpi, anche lui sottoposto a intervento neurochirurgico per la rimozione di un cavernoma: “Mi chiesero se ero pronto per giocare, io risposi di sì. La stessa cosa è capitata a Federico, che ha subito un intervento simile. Volevo dimostrare che non avevo paura di giocare e il campo mi mancava troppo”.

Tra luglio 2017 e gennaio 2018 Leandro è sempre il primo della classe, non salta un allenamento e a “colpire di testa” non ci pensa due volte: ci vuole un grande coraggio. Prolunga l’accordo con i giallorossi fino al 2020, si spalma l’ingaggio, fa di tutto per convincere Eusebio Di Francesco che è tornato il mastino del 2013. Poi la scelta, il prestito in Sardegna, Cagliari lo accoglie a braccia aperte, fin dal giorno del suo sbarco ad Elmas, l’11 gennaio: “Andiamo a Cagliari, sono più carico che mai!”. Prestito secco di sei mesi, poi si vedrà.

Lopez aspetta appena una partita per gettarlo nella mischia, titolare. “Ho chiamato Nainggolan, mi ha detto che è un bravissimo ragazzo oltre che un professionista serissimo”. Due partite per avere la conferma. La Coppa Libertadores con il Corinthians e il campionato carioca e la coppia Benatia-Castan sono ormai un lontano ricordo: la carriera poteva essere ben diversa. Ma Castan è tornato la roccia di prima, pronto a godersi i suoi ultimi anni di carriera e a riprendersi parte di quello che la fortuna gli ha tolto. Con un altro sogno nello sfondo “Brasile? La Selecao è nei miei pensieri da sempre: sarebbe la realizzazione di un sogno sfiorato nel momento più brutto della mia vita”. Forse per i Mondiali in Russia è un po’ tardi, ma ci sarà tempo. In bocca al lupo, Castan.