L’inizio con la maglia della Sampdoria non poteva essere migliore. Dopo 19 minuti, primo gol decisivo contro l’Udinese. “Ho fatto quattro anni di C, cinque e mezzo di B e uno di A nella stagione passata. Vedo la Samp come un traguardo, ma pure come un nuovo inizio. Non voglio adagiarmi su questo. Ringrazierò sempre il Brescia, che mi rimarrà nel cuore. Lì sono migliorato tanto, ma questo è lo step più importante della mia carriera, e sono contento che sia stata la Samp a permettermi di farlo”. Così Ernesto Torregrossa a La Gazzetta dello Sport.
Arrivato a Genova in prestito con obbligo di riscatto dal Brescia, per il classe ’92 lo sport è sempre stata una questione di famiglia: il padre Lirio giocava da attaccante, mentre la madre era una pallavolista. “Mio padre è stato anche nel Torino, e quando era alla Puteolana (1987-88, n.d.r.) lo ha allenato Ranieri... A San Cataldo, la nostra cittadina d’origine, lui ha portato la squadra dalla Terza Categoria alla D. Papà è un’istituzione. Batistuta? Io ho sempre avuto una sua foto ai miei compleanni da bambino. Prima della partita con l’Udinese, però, sabato scorso, sono andato a vedere su Youtube le gesta dei gemelli del gol, Vialli e Mancini. Mi ispira rivedere certi filmati prima di andare in campo".
L’ultimo anno a Brescia giocava in coppia con Balotelli, che lo aveva soprannominato Ettore Messi: “Era uno scherzo, Mario è un ragazzo d’oro. Dopo il gol all’Udinese, sabato sera, mi ha scritto per farmi i complimenti. “Finalmente sei nella categoria che meriti”. Spero che possa riesplodere a Monza. Se riesce a rimanere sereno, con le sue qualità, merita assolutamente un’altra occasione”.
Nato a Caltanissetta, da madre argentina e padre venezuelano, Torregrossa spera in una chiamata dalla nazionale azzurra: “Non sono mai stato chiamato. Neppure a livello giovanile. In verità nei mesi scorsi sono stato contattato dal commissario tecnico del Venezuela, ma ho preso tempo, anche perché comunque…”.