È uno dei protagonisti assoluti di questa Serie A, ma la parata più importante di Guglielmo Vicario, quest'anno, non è arrivata tra i pali dell'Empoli. Ne ha fatte di belle, sì, ma questa è forse la più difficile. Quella che ha consentito a una giovane famiglia ucraina di trovare rifugio nella sua casa di Udine.
Vicario si è recato personalmente in serata nella città dove è nato e dove ancora oggi vivono i suoi genitori per accogliere una madre con il figlio di 8 anni. Un bambino che, come tanti, passava le giornate con un pallone tra i piedi sognando in grande. Prima che gli orrori della guerra lo strappassero da casa sua.
Non poteva sapere, quel bambino, che ad accoglierlo ci sarebbe stato chi, quel sogno, l'aveva realizzato: davanti si è trovato proprio Guglielmo, che gli ha donato la maglietta numero 13 con cui quest'anno sta facendo innamorare i tifosi dell'Empoli.
La scoperta è stata accompagnata da lacrime e commozione del bambino, incredulo di essere finito sotto l'ala protettiva di un calciatore, di cui è subito rimasto affascinato guardando video delle sue parate. La commozione si è poi trasferita al padre, costretto al fronte e contattato in videochiamata una volta raggiunta casa di Vicario.
Un gesto di generosità nato dal senso di responsabilità che Vicario ha sentito sin dai primi giorni di guerra. Sentimento che l'ha portato all'insaputa di tutti a iniziare l'iter per accogliere una famiglia in fuga dall'Ucraina.
Adesso inizia la sfida più bella: il portiere si è subito mosso per cercare una scuola calcio che consenta al bambino di proseguire il suo percorso. Serviranno lezioni di italiano, un po' di adattamento e tanto impegno. E questo, sicuramente, a Vicario non manca.