“Antonio, tocca a te”. Prandelli glielo avrà detto più o meno così, perché Sanabria l’italiano lo conosce. Già, con l’Empoli non è stato il suo debutto in Serie A. Solo un ritorno dopo le esperienze con Sassuolo e Roma. Un “Sono tornato” di quelli più belli, soprattutto per un attaccante. Azione travolgente di Lazovic, cross, Provedel che va a vuoto e colpo di testa vincente. Gol alla prima palla toccata. Gol che chiude la partita. E non solo.
Al Castellani, infatti, è arrivata la prima rete in Serie A dell’attaccante paraguaiano: “Ha qualità, ma deve guadagnarsi il posto” Aveva detto Prandelli alla vigilia. Detto, fatto. L’inizio non è stato male insomma. Piatek è partito, ha giocato la sua prima partita da attaccante del Milan, ma c’è anche il suo like sotto il post Instagram che celebra la vittoria del Genoa. Perché il polacco non c’è più, ma la squadra di Prandelli ne fa tre e vince con le reti di Kouame e di Sanabria. Di chi ne ha raccolto la pesante eredità.
Eppure nelle sue due stagioni italiane precedenti il classe ‘96 aveva giocato in totale solo 68’, con la Roma che prima lo prende dalla cantera del Barcellona e poi lo “parcheggia” al Sassuolo.
Sabatini ci crede, Totti rimane meravigliato. Ma i posti extra sono finiti e Antonio non può rimanere a Trigoria. In neroverde c’è Di Francesco, uno che di giovani ne capisce. Ma ci sono anche Berardi e Zaza, quindi lo spazio è poco. Gioca solo due spezzoni, finisce la stagione e fa ritorno alla Roma. Però con Rudi Garcia non va tanto meglio. Anzi.
Probabilmente, durante il riscaldamento al Castellani, avrà ripensato a tutte le difficoltà. Avrà fatto lo stesso sull’aereo che dalla Spagna lo ha riportato in Italia. Da Siviglia a Genova, dal Betis al Grifone. Quattro anni dopo è di nuovo Serie A. Più maturo, con qualche chilo in più di muscoli e un volto più da adulto. Nel mezzo la rinascita nella Liga, dove nel frattempo si è divertito a riscrivere qualche record.
Nella stagione 2015-2016, con la maglia dello Sporting Gijon, per esempio diventa il più giovane nei cinque maggiori campionati europei ad aver segnato 10 gol. Doppiette, triplette. Risultato? Entra nella cerchia ristretta di coloro che in Liga hanno raggiunto la doppia cifra prima di aver spento 20 candeline.
Prima di lui lo avevano fatto Aguero e Raul, Torres e Morientes. Anche Messi, ovviamente. Suo compagno di allenamenti ai tempi del Barcellona, quando Antonio era protagonista nella cantera mentre Leo era già leggenda. Quando Sanabria si svegliava tutti i giorni alle 6 di mattina, poteva uscire solo il sabato e non aveva un cellulare con sé. Niente sballo con gli amici, nessuna chiamata alla mamma.
Già, il pensiero dopo il colpo di testa con cui ha trafitto Provedel non può non essere andato a Shirley, la donna che lo ha cresciuto con gli altri tre figli. Fra difficoltà varie, come la ricerca di un lavoro o i problemi economici. Arrivati a Barcellona, i soldi per iscriverlo alla scuola calcio mancavano. Ci ha pensato lo zio a farlo entrare nelle giovanili de La Blanca Subur. Lui lo ripaga con una stagione da 70 gol. Il Real lo vuole, sembra tutto fatto, ma la spuntano i blaugrana.
Così come a gennaio l’ha spuntata Preziosi: prestito di 18 mesi con riscatto fissato a 20 milioni. Maglia numero 9, quella lasciata libera da Piatek. Pressione abbastanza, quindi. Paura? Nessuna, perché Antonio è cresciuto rispetto a quattro anni fa. E lo ha già dimostrato, segnando all’Empoli. Il primo (spera) di tanti gol.