La storia di Emiliano Sala è un romanzo italiano, romantico e malinconico. Riassunto nelle parole di Ranieri: “Emiliano non è solo un grande attaccante, ma è anche un ragazzo buono”. Lo chiamavano "il ragazzone” perché era il più alto di tutti, fin dai tempi del Proyecto Crecer a San Francisco, città dell’Argentina situata nella provincia di Cordoba, una sorta di Academy con l’obiettivo di plasmare calciatori che potessero arrivare in Francia, precisamente al Bordeaux.
Nel 2010 approda in Ligue 1. Il sogno era lì, a portata di mano: “Non è stato semplice lasciare la mia famiglia e i miei affetti”. L’impatto con il calcio francese non è esaltante, molti lo bocciano dopo un paio di partite, il Bordeaux non ci punta e Sala decide di realizzare il sogno dei suoi nonni, quelli che anni fa partirono dall’Italia in nave per raggiungere l’Argentina. Nulla da fare però: il suo procuratore – Nicolas Higuain, fratello del Pipita – lo propone a diversi club di ma il risultato è sempre lo stesso. Porta in faccia.
Il Sorrento è la squadra più vicina ma viene definito "troppo scarso per la Lega Pro". Sala si ritrova ad un bivio: ripartire dal nulla o lasciare tutto. La determinazione è più forte della delusione, così il “ragazzone” riparte dall’Orleans, terza serie francese: 19 reti in 37 partite. Poi altri 18 gol allo Chamois Niortais, in Ligue 2, dove viene ribattezzato Salagol in onore del suo idolo Batistuta. Ma il Bordeaux decide ancora di non puntarci più: “Lo stile gli impedisce di essere lucido fino alla fine, non è fatto per questa squadra”.
Così arriva il passaggio a titolo definitivo al Caen. L’inizio è di quelli importanti: gol, assist e la perla contro il Psg per l’1-1. Ma è il Nantes a cambiargli la carriera. Gioca, segna, si diverte. Diventa il cuore pulsante della squadra con Claudio Ranieri in panchina. Quest’anno poi, la definitiva consacrazione: “I miei amici stentano a crederci quando mi vedono al fianco di Mbappè nella classifica marcatori” aveva dichiarato nel mese di Novembre a Marca. Già, perché Emiliano Sala, dopo 13 turni di campionato contendeva il trono di capocannoniere della Ligue 1 proprio a Mbappè, mettendo la freccia sui vari Neymar, Cavani, Depay. Definendo così, la miglior media gol-tiri dei maggiori campionati europei: 14 tiri in porta, 11 gol (0,9). Sempre sulle pagine di Marca confessò: “La precisione era uno dei miei punti di miglioramento e ho lavorato con esercizi specifici e video per migliorare ancora". Poi aggiunse: “Ho anche un allenatore - Vahid Halilhodzic - che è stato un grande attaccante e mi dà consigli. Parla con me ogni settimana, devo molto a lui, la sua fiducia è fondamentale”. E’ diventato così l’uomo copertina del Nantes, e le sue 13 reti in 16 presenze stagionali, gli avevano regalato, nella sessione invernale del mercato, l’approdo in Premier League al Cardiff City, diventando anche l’acquisto più esoso della storia del club gallese.
Nella giornata di lunedì 22 gennaio, Sala, si era diretto nella "sua" Nantes per salutare i suoi ex compagni, prima di volare definitivamente a Cardiff. Così non è stato. Sala resterà l’esempio di chi ci ha sempre creduto, ha lavorato e non ha mai mollato. Quel ragazzone buono che ha incantato la Francia ed era pronto alla conquista della Premier League.
A cura di Francesco Falzarano