Giacomo Leopardi diceva: “Piacer figlio d’affanni”. Per indicare come la felicità non fosse altro che la cessazione del dolore. Un pessimismo, di quegli anni e di quella poesia, aperto però alla vitalità della fantasia. Unico, vero strumento per regalarsi qualche momento di gioia nel mondo. Il suo giorno più bello, Ederson Honorato Campos l’ha vissuto ieri. Per davvero, e senza alcun bisogno di ricorrere all’immaginazione. Di nuovo in campo dopo aver sconfitto il tumore ai testicoli. Vittoria e tanti sorrisi, esultanza partita dal Brasile e arrivata fino all’Europa. La notizia choc era dello scorso luglio: “È difficile trovare le parole in questo momento. L’evento mi ha molto turbato, ma tornerò più forte di prima”. La promessa, finalmente, mantenuta.
A Roma, dove Ederson ha giocato per tre anni con la maglia della Lazio, i messaggi d’affetto si erano sprecati. Dalla società – “In campo non hai mai mollato, siamo certi che non lo farai neanche ora! Forza Ede, siamo con te” – ai tifosi, che nell’amichevole a Grödig contro il Bayer Leverkusen gli mostravano tutta propria vicinanza con uno striscione: “Daje Ederson”. Poche parole ma ricche di bellezza. Come le giocate di quel numero 10 brasiliano capace di prendersi i complimenti anche di Juninho Pernambucano. Sfortunato, il più delle volte. Ma mai solo. In questi mesi, infatti, tutto il mondo del calcio si era mobilitato per lui. Il Flamengo, che ieri lo ha riabbracciato, lo ha sostenuto fin dall’inizio: “Non sei solo, hai 40 milioni di persone accanto a te”. Una rinascita iniziata proprio in patria. Dopo aver salutato l’amata Italia – che gli ha permesso di incontrare la sua dolce metà, Patrizia Pighini – e la… carbonara, di cui Ederson non ha mai nascosto una certa 'nostalgia'. Con i tifosi carioca veri e propri protagonisti della trattativa. Come? Chiedendo, attraverso l’hashtag #LiberaoEderson, alla Lazio di liberarlo gratuitamente.
Ieri, il piacere che torna a prendere il posto degli affanni. Con il messaggio di gioia affidato dal brasiliano ai social: “È stato uno dei giorni più felici della mia vita e della mia carriera. Non sapete la gioia che ho provato nel tornare al Flamengo per ricominciare a fare ciò che amo di più. Avere di nuovo complicità con i miei compagni, rimettermi questa maglia e gli scarpini, tutto ha avuto un sapore speciale. Ringrazio ancora tutti quelli che hanno sempre fatto il tifo per me”.
DA ACERBI A YERAY, UN GOL DA PIÙ DI TRE PUNTI
Prima di lui, era stata la volta di Yeray Alvarez dell’ Athletic Bilbao: solo quattro giorni fa, registrava la prima presenza in Liga dopo aver sconfitto contro lo stesso male. Spagna che ricorda con commozione anche Eric Abidal, la cui storia di sofferenza e, soprattutto, rinascita culminò con il successo in Champions League. Senza dimenticare Angel Correa, più forte di un tumore al cuore per cui stava rischiando la carriera. In Italia, la partita più importante l’ha vinta Francesco Acerbi, battendo il cancro per ben due volte. Più lontana dalle cronache ma comunque eroica, quella di Claudio Rivalta: nell’aprile del 2012 l’allora giocatore dello Spezia tornava a disputare un match ufficiale dopo la notizia di un tumore (sconfitto!) all’apparato intestinale. Storia meravigliosa, come quella di Jonas Gutierrez, tornato in campo giusto in tempo per segnare e regalare la permanenza in Premier League al Newcastle. E che dire di Marco Russ, bandiera dell’Eintracht Francofort? Anche per lui, un gol contro la malattia che vale più di tre punti.