“In diversi stadi italiani ci sono degli episodi di razzismo contro alcuni giocatori. Ritengo che le punizioni verso i tifosi debbano essere più severe. In caso contrario saremo noi giocatori a dover prendere delle decisioni per far in modo che ciò non accada”. Una presa di posizione forte quella di Paulo Dybala su un tema che negli ultimi giorni sta facendo discutere molto.
La morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso durante l’arresto a Minneapolis, ha scosso le anime di diverse persone, tra le quali anche personaggi pubblici e del mondo dello sport. Le iniziative sui social si sono moltiplicate, con il movimento Black Lives Matter che riscuote ogni giorno maggior successo, ma anche in campo diversi giocatori hanno omaggiato Floyd, come Sancho e Thuram.
Anche Paulo Dybala, intervistato dalla CNN, ha detto la sua su alcuni casi di razzismo vissuti da vicino, quando lo scorso anno il suo ex compagno di squadra Moise Kean veniva bersagliato da insulti e versi per il suo colore della pelle. “Per lui non è stato facile, come non lo è stato per Pjanic o per Balotelli. Le persone che devono prendere provvedimenti devono farlo in tempo breve, o saranno direttamente i giocatori ad agire. Molti stanno decidendo di lasciare il campo e smettere di giocare, mi sembra una soluzione perfetta”.
Il numero 10 bianconero continua poi parlando dell’educazione, che potrebbe risolvere questa piaga sociale. “A volte è difficile mettersi nei panni di qualcuno che subisce atti di razzismo fin quando non lo subisci davvero. Non è solo per il colore della pelle, le persone sono discriminate per qualsiasi cosa. Fortunatamente la mia famiglia mi ha educato in maniera diversa e posso rispettare le persone per il loro modo di pensare, non per come sono vestiti, per il paese di provenienza o per il colore della loro pelle. Tutti dovrebbero crescere così”.