Il ruolo dei giocatori, l’importanza della beneficenza, l’impatto che hanno da un punto di vista sociale: sono questi temi affrontati da Paulo Dybala, che in un’intervista al Guardian ha presentato la nuova campagna di Common Goal. "Ho sempre donato in beneficenza ma in forma anonima, perché lo scopo è quello di aiutare chi è in difficoltà e non di avere pubblicità. Penso però che far parte di questa iniziativa sia importante in un modo diverso, ci siamo uniti e vogliamo lavorare insieme per le persone meno fortunate di noi. Mia madre sarà molto coinvolta nel movimento, le piace dirmi che sono cose che devo fare queste e mi piace ascoltare la sua opinione".
"A volte vorrei riuscire a cambiare la società, nel mio piccolo, anche se sembra ridicolo. Il calcio è uno strumento potente: per qualsiasi motivo ciò che diciamo è ascoltato in tutto il mondo e molte persone prestano più attenzione ai giocatori che non alle istituzioni. Dobbiamo usare questo potere per mandare messaggi positivi ed essere dei modelli. Se tutti davvero ci unissimo, potremmo fare molto per aiutare i bisognosi e i bambini".
"Molti amici non ce l'hanno fatta e si sono trovati un po' smarriti, io ho avuto la fortuna di arrivare fin qui e non ho idea di cosa avrei fatto se non ci fossi riuscito. L'istruzione è uno strumento molto potente per aiutare le persone: si possono ottenere molte cose e il calcio può aiutare le persone a studiare e a dar loro un futuro. Vorrei avere più tempo sia per stare con la mia famiglia che per aiutare gli altri".