La Fiorentina nel segno di Dusan Vlahovic, un quarto d’ora per fare innamorare Firenze. La Coppa Italia viola comincia col brivido, con la paura di rivedere la brutta Fiorentina dello scorso anno, quella incapace di vincere, soprattutto al Franchi, e in crisi di gioco. Sotto fino all’80’ in casa contro il Monza, squadra sì ambiziosa, ma di due categorie di differenza. E invece è bastato l’ingresso del centravanti serbo classe 2000 per rimettere tutto a posto.
Settantacinque minuti di sofferenza, di gol sbagliati e di un gioco che non ingrana come nell’ultima uscita con il Galatasaray. Montella ci pensa, valuta le soluzioni e capisce che ciò che manca alla sua squadra è un vero centravanti: stop a Boateng falso nueve, entra Vlahovic per Benassi con l’ex Sassuolo dietro di lui. Ed è tutta un’altra Fiorentina.
Tre palloni disponibili, uno sprecato e poi due gol in rapida sequenza per ribaltare la partita. Potenza, fisico e precisione sotto porta, quella che è mancata ai suoi compagni: un riferimento per l’attacco, necessario forse a questa Fiorentina ancora da completare sul mercato.
Vlahovic è stato il centravanti di tutto il precampionato: ha impressionato nella tournée americana contro Chivas, Arsenal e Benfica, ha scavalcato Simeone nelle gerarchie, ma dopo l’arrivo di Boateng si è visto un po’ tappato.
Eppure gli è bastata una partita per riprendersi sul campo il suo spazio: due gol in pochissimi minuti che rappresentano la svolta di questa squadra, bisognosa più che mai di una vittoria per cominciare al meglio la stagione dopo il finale drammatico della scorsa.
Con Boateng poi c’è solo grande stima e non rivalità, anche perché i due hanno dimostrato di poter giocare a meraviglia assieme in questo quarto d’ora finale di Coppa Italia: d’altronde era stato Boateng stesso a compararlo a Ibrahimovic dopo averlo visto in allenamento.
Paragone che lo ha accompagnato lungo tutta la sua giovane carriera, dagli esordi con il Partizan alle meraviglie con la primavera viola. Oggi è il trascinatore della prima squadra e regala a Montella una vittoria che in carriera in partite ufficiali gli mancava dal marzo 2018, giorno in cui sulla panchina del Siviglia eliminò il Manchester United dalla Champions.
Vittoria che in casa la Fiorentina aveva trovato solamente in amichevole con il Galatasaray negli ultimi sette mesi, ma che con un Dusan Vlahovic in questo formato potrebbe diventare una piacevole costante.