Tra i migliori giocatori di questo inizio di stagione dell'Inter e dell'Italia, c'è certamente Federico Dimarco. L'esterno nerazzurro sta crescendo molto con Simone Inzaghi e l'Inter se lo sta godendo appieno. L'ex Parma, comunque, si è raccontato a tutto tondo in un'intervista con Gianluca Gazzoli a "Passa dal BSMT".
Le parole di Dimarco
Dimarco è certamente un combattente, ma anche uno che mette tanta qualità in campo: "Quando scendo in campo con la maglia dell'Inter cerco di essere sempre me stesso: come sono in campo, lo sono anche fuori. Sono un competitivo, ma sono l'ultimo dei predestinati. Quando giochi nell'Inter ci sono partite più importanti delle altre e io do il mio contributo con qualche parola in più".
Sul rapporto con la sconfitta e la vittoria, ha poi raccontato: "I complimenti è sempre bello leggerli e quando mi paragonano a leggende del calcio fa piacere, ma quando perdiamo vado in down totale. Poi cerco di ripartire fissandomi un obiettivo".
"Negli anni sono sempre stato un po' giudicato. Mi dicevano che ero troppo piccolo, poi però il lavoro paga e sono arrivato. In Italia non mi voleva più nessuno, ma poi è arrivato il Parma. Al Sion ho anche pensato di smettere", ha aggiunto l'esterno nerazzurro.
Sul passato e il suo trasferimento al Sion ha svelato un retroscena: "Ero partito molto bene, poi mi sono rotto il metatarso e nel frattempo è cambiato l'allenatore. A gennaio eravamo ultimi o penultimi e il presidente disse che dovevamo fare una settimana di militare con le forze armate francesi per punizione. Abbiamo fatto il training sui campi, dormivamo nei sacchi a pelo. alle 6 ci svegliavamo per camminare 5/6 km e mangiavamo dentro le scatolette riscaldate col fuoco. Sparavamo anche con armi non vere. Non volevo andare, ma non mi avrebbero pagato e poi ha funzionato perché eravamo più carichi".
Infine un retroscena sul suo passato: "Lo stare fuori mi ha fatto capire anche altre culture. Ho anche perso un figlio con la mia fidanzata, ma sono cose che mi hanno fatto crescere".