“Continuare o fermarmi? Ci ho pensato tanto, è la prima volta che sono andato veramente vicino a smettere. Non mi andava di chiudere la carriera con una sconfitta così pesante, mi sono dato quest’ultima possibilità. Non voglio avere rimpianti e ce la metterò tutta per riprovare le emozioni dello scorso anno”. Parola di Valerio Di Cesare. 203 partite giocate con il Bari, 40 anni sulla carta d’identità. All’ottavo ritiro in biancorosso della sua carriera, il capitano rilancia da Roccaraso le ambizioni in vista di quella che sarà l’ultima annata da calciatore. O meglio, dovrebbe essere, visto che con il centrale romano il condizionale è d’obbligo. “È stato un ritiro particolare - racconta - venivamo da quella batosta dell’11 giugno contro il Cagliari e ripartire non era semplice. Abbiamo fatto un gran lavoro e ora ci prepariamo per l’esordio in Coppa Italia. Il Parma è una grandissima squadra e se la giocherà per vincere il campionato. Sono cambiati tanti volti rispetto a quando ci giocavo ma resta una partita speciale per me”.
C’è un’assenza che fa più rumore delle altre nel ritiro di Roccaraso, concluso dopo due settimane. È quella di Mirco Antenucci, ex compagno di squadra e amico fraterno per Di Cesare:“Il ritiro senza Antenucci? L’ho sofferto veramente tanto e non pensavo che sarebbe stato così. Mi manca tanto dentro lo spogliatoio, alzare lo sguardo e non vederlo più mi fa male. Abbiamo vissuto insieme quattro anni stupendi ma il calcio è questo: bisogna andare avanti, lui deve raggiungere i suoi obiettivi e io i miei”.
Il raggiungimento passa anche dalla condizione atletica: “I 40 anni cominciano a farsi sentire ma sto bene, credo che tutto parta dalla testa. L’unica cosa che mi sento di dire è che quelli che decidono di rimanere e quelli che arriveranno devono sapere dove vengono e che hanno una grande responsabilità, perché quest’anno ci aspetta un campionato molto difficile”.
Promuove lo spirito visto sul campo nei 14 giorni di lavoro in Abruzzo, Di Cesare. “È quello giusto, per me fare proclami al 28 luglio non ha senso. È il campo che decide gli obiettivi. Dobbiamo entrare in campo per vincere le partite, non saremo la favorita ma abbiamo delle certezze: il gruppo, il sacrificio, la capacità di adattarsi e la compattezza. Poi la qualità ti fa alzare il livello ma sono convinto che il direttore sportivo Ciro Polito allestirà una squadra competitiva”. Di qualità ne ha tanta Jeremy Menez: “Deve farci fare il salto, non devo certo giudicarlo io. Non sarà però solo, ci sono tanti calciatori validi e ne arriveranno altri. Ai tifosi dico di stare tranquilli e stare vicini alla squadra. Se ritroviamo l’entusiasmo dell’ultimo periodo, insieme possiamo fare grandi cose”.