L'emergenza Coronavirus (QUI gli ultimi aggiornamenti dal mondo) ha fermato i campionati, ma non frena i progetti e i sogni di Daniele De Rossi. L'ex centrocampista della Roma è intervenuto a Casa Sky Sport e ha raccontato le sue idee per il futuro: "Da calciatore ho fatto un percorso molto raro, non capita tutti i giorni di giocare 20 anni nella stessa squadra. Non posso pensare di fare la stessa cosa se diventassi un bravo allenatore, anche se mi piacerebbe allenare la Roma. Prima di tutto però devo diventare un bravo allenatore, sto iniziando in questi giorni a vedere le cose con una calma diversa. Mi piacerebbe, ma potrebbe succedere anche tra 5, 10 o 20 anni. Dovrà succedere solo se sono diventato un allenatore che può portare qualcosa e non perchè sono stato un calciatore della Roma. Inizierò questo percorso perchè penso di essere in grado di farlo, mi è sempre stato riconosciuto questo ruolo di leader e da questo punto di vista potrei essere avvantaggiato. Fare l'allenatore però è tanto altro e da questo punto di vista devo ancora imparare tantissimo".
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Un ruolo, quello d'allenatore, per il quale Daniele De Rossi ha avuto diversi maestri nel corso della sua carriera. Questa la sua opinione su alcune guide tecniche del calcio attuale: "Per primo vorrei andare da Guardiola, forse è il migliore di tutti i tempi, e in Italia mi piacciono molto Gattuso e De Zerbi. Lippi? Lui fu importantissimo per quella Nazionale. Avevamo grande talento, ma forse non eravamo la squadra più forte di quel Mondiale. Abbiamo vinto perchè lui sin dal primo giorno, ha creato una vera e propria squadra di club. Ho sempre avuto la sensazione, che qualora ci fosse stata l'occasione il mister mi avrebbe rimesso dentro anche dopo l'espulsione contro gli Stati Uniti. Lo ringrazierò sempre perchè è stato importantissimo per me".
Un percorso iniziato il giorno successivo al suo addio al calcio, seguito alla sua esperienza con la maglia del Boca Juniors. Queste le sensazioni di De Rossi tra la fine della sua avventura alla Roma e l'addio definitivo al calcio giocato: "Ho vissuto la giornata dell'addio alla Roma con grande serenità. Mi sono trovato a guardarmi intorno e a rendermi conto che da quel punto di vista non avrei mai più visto quello stadio. Un po' di magone è venuto, ma era importante far capire che non era una tragedia. Ho lasciato con il sorriso, per far capire ai tifosi quello che mi avevano dimostrato. Non è stato facile nè lasciare la Roma nè abbandonare il calcio. La prima perchè non è stata una mia scelta e la seconda perchè è stato un passo voluto ma importante. L'ho fatto per la mia famiglia ed era importante per loro che io tornassi in Italia. L'esperienza al Boca è stata indimenticabile, ho molta nostalgia di quel luogo e di quell'ambiente. Mi sono innamorato di quella squadra guardando Maradona da ragazzino e ho capito cosa volesse dire giocare lì. Tutti conoscono il Boca Juniors, ma nessuno lo conosce veramente".
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