Ciao Guero, mancino incantevole e simpatia contagiosa. Il destino è stato terribile con te. A malapena ti sei potuto godere il ritorno nella tua Lazio. A lungo avevi inseguito il sogno, quello di poter diventare un giorno un professionista. Una stagione alla volta, un gol dopo l’altro sei stato protagonista.
Eri partito da Roma in quell’estate del 2016: direzione Torino, tanti sogni. Eri praticamente un bambino, appena 14 anni, e già pronto a prendere una decisione così difficile: a Roma hai lasciato la tua famiglia e una maglia che hai sempre amato. Non potevi prendere una decisione migliore.
Eri partito da centrocampo, ti sei spostato sulla trequarti. A Torino ti sei subito conquistato la maglia da titolare, ma non solo. Sei entrato in pianta stabile nel giro della Nazionale e anche lì hai saputo brillare. Tutto d’un fiato. Come una delle tue serpentine o una di quelle frustate improvvise di mancino. O come il tuo primo gol in Nazionale. Italia-Emirati Arabi, 29 aprile 2017. Pronti, via e avevi segnato subito.
Ma forse ricorderai meglio il secondo che hai fatto in azzurro. Quello su punizione segnato all’Albania in Under 16. I piazzati sono sempre stati il tuo piatto forte. Dopo un girovagare tra Fiorentina e Spal negli anni scorsi, quest’anno al Toro non potevi che riproporti così, con una pennellata su punizione. E non potevi che segnarla alla tua Lazio.
Segnali del destino. A gennaio sei proprio tornato lì, in biancoceleste. Eri felice di essere tornato a casa. Però il destino è stato amaro. Terribilmente amaro. Domenica, senza saperlo, hai salutato il calcio battendo 3-0 proprio il Toro. Non doveva finire così, Guero, Non può essere finita così. Eri un talento calcistico. Eri un fenomeno in simpatia. Con Nicolò Pirlo e Franco Tongya, a Torino, vi vedevano sempre insieme a ridere e scherzare. Eri un ragazzo come tutti. A 19 anni non si può smettere di sognare.