“Ginevra sta bene, adesso ha quindici mesi. E’ un terremoto, di certo non ci annoiamo”. Ride nel raccontarlo Federico Carraro, lui che ha appena 25 anni ed è già papà: “Ma è stata la mia salvezza – dice in esclusiva a Gianlucadimarzio.com – quando vivi momenti difficili, tornare a casa e vedere il sorriso di tua figlia è qualcosa di unico. Ti da’ la forza per andare avanti”. E’ il 31 agosto, il mercato sta per concludersi e Federico cambia aria: “Avevo un altro anno di contratto a Teramo, ma volevo cambiare. L’unico a bussare concretamente alla porta è stato il Modena. Cavolo, una società ricca di storia, mi ripetevo. Tanti giocatori dal passato in B, poi c’ero già stato. Insomma, sapevo che la situazione economica non fosse delle migliori, ma qualche compagno mi aveva rassicurato. Nessuno era a conoscenza dei debiti, quelli purtroppo non li potevi sapere…”.
Già, all’inizio non ci vuoi credere. Speri nell’arrivo di qualche imprenditore, che possa risollevare la cosa: “E poi le ultime mensilità della stagione passata erano state versate – continua Federico – C’era il problema stadio, ma anche lì pensavamo fosse solo una questione di tempo. E invece…”. Nel frattempo, infatti, il Braglia va in malora: infiltrazioni d'acqua ovunque, caldaie rotte, maxischermi non funzionanti e un campo a dir poco ingiocabile. Per il Comune è troppo, così non si può proprio andare avanti. Lucchetti ai cancelli, squadra e giocatori sfrattati da quella che era la loro casa. Il Modena perde la prima partita a tavolino contro il Mestre e i tifosi manifestano all’esterno dell’impianto con la celeberrima scena della bara: “Quello è stato il momento più brutto – ricorda Federico – Siamo stati lì tre ore e vedevo i miei compagni con gli occhi rivolti verso il basso. Volevamo solo giocare, questo era il nostro desiderio. Ma, purtroppo, qualcuno ce lo impediva e noi non potevamo farci niente. Da lì abbiamo capito tutto. Poi ne abbiamo avuto conferma quando Caliendo ha venduto a Taddeo, un personaggio dal passato decisamente discutibile. Ogni giorno veniva al campo con una schiera di avvocati e ci rassicurava. Tutto si sarebbe sistemato – diceva, ma intanto i soldi non arrivavano e continuavamo a perdere a tavolino. Molti ragazzi erano in difficoltà, perché non ricevevano un euro da mesi e, allo stesso tempo, avevano delle famiglie da mantenere, degli affitti da pagare”.
Ma come si va avanti? “Grazie alla famiglia prima di tutto – continua Federico – e poi che bella la nostra coesione: il Presidente provava a dividerci, Capuano un giorno parlava con noi e poi ci dava contro. Ma noi ragazzi abbiamo preso ogni decisione insieme, eravamo inseparabili. Le dirò di più: se avessimo potuto continuare a giocare, lo avremmo dimostrato anche sul campo”. Quello che succede poi beh, lo sappiamo tutti. Il Modena perde altre due partite a tavolino, prima con l’Albinoleffe, poi contro il Padova. Per regolamento la squadra viene esclusa dal campionato e Federico Carraro rimane senza lavoro.Una batosta per chiunque, soprattutto quando sei giovane e ti hanno sempre detto che hai colpi per arrivare, un domani, in Serie A. Ma tempo dieci giorni ed ecco l’Imolese, una nuova pagina tutta da leggere: “Mi hanno chiamato tante squadre, alcuni di C e molte di D. Ma non ho avuto dubbi nello scegliere”. Ci vuole coraggio per ripartire, soprattutto quando decidi di farlo facendo un passo indietro: “Sì, è vero. Però qui mi hanno accontentato subito, anche da un punto di vista economico sinceramente. Poi l’allenatore (Massimo Gadda) ha giocato sempre davanti alla difesa, proprio come me. Ma la cosa che più mi ha convinto è stato il progetto tecnico: qui si pensa in grande, hanno investito moltissimo sulle infrastrutture. Hanno un centro sportivo all’altezza, minimo, della Serie B: cinque campi, palestra, sala video, un ristorante… mai visto niente di simile a questi livelli. E quando in Italia lavori in questo modo, vuol dire che presto il futuro sarà roseo. Meglio fare una Serie D per vincere il campionato e trovarsi, magari nel giro di 3 o 4 anni, in campionati importanti, piuttosto che giocare in C per salvarsi. Insomma, meglio un salto indietro ora per poi farne due in avanti un domani”.
Una scelta coraggiosa, un azzardo che, probabilmente, non tutti hanno condiviso: “Ho sentito diversi ex compagni nelle settimane precedenti – ci svela Federico – Camporese, il padrino di mia figlia, Iemmello, Fatticcioni… non erano molto convinti della mia decisone, ma poi hanno capito. E’ stato un ragionamento a lungo termine”. Imola, una città piccola ma molto carina: “E soprattutto a poco più di un’ora e mezzo da Firenze, la città di mia moglie – sorride Federico – la società ci ha concesso una casa in centro e poi qui sono tutti accoglienti, a partire dai compagni di squadra. Sono un gruppo affiatato, che l’anno scorso era primo per poi terminare secondo, perdendo le ultime tre”. E ora? “La squadra sta andando bene, nonostante qualche risultato negativo. Siamo a cinque punti dalla prima ma abbiamo tutte le carte in regola per vincere il campionato. Giusto ieri ho fatto il mio esordio contro il Castelvetro, speriamo di continuare così”. Dal fallimento alla D, da Imola a Modena. Spesso dalle più grandi delusioni nascono le vittorie più belle.