L’Algarve. Portogallo del Sud. Olhão. Un’ambientazione caratteristica per un’avventura iniziata “tra lo scetticismo generale” trasformatasi in un’impresa. Dalla Serie D al titolo di “miglior allenatore della B portoghese”. La storia di Cristiano Bacci, in esclusiva per Gianlucadimarzio.com. Non solo: “Ho avuto offerte anche dal Belenenses in Serie A ed altre di B, sempre in Portogallo”. “Mentre qui in Italia…”. Ma riavvolgiamo un attimo il nastro. Anno 2015. Bacci è sulla panchina della Caratese in Serie D da ormai tre anni, dove schiera ogni domenica 8-9 under. Piccolo particolare: fu lui l’allenatore che diede il via alla scalata dell’Entella nei professionisti in C2 appena trentaquattrenne. “Era un’Entella work in progress. Ora sono una realtà anche grazie all’esperienza acquisita e ad un presidente con tante idee che fa la differenza”. Nel frattempo lo Sporting Clube Olhanense, retrocesso pochi mesi prima dalla A alla B portoghese, iniziava una partnership con la Sampdoria. “Cercavano un allenatore con le mie caratteristiche, che potesse dare una base tecnico - tattica ai giovani extracomunitari acquistati dalla Samp”. Motivazione semplice: “In Portogallo non c’è un numero limite per gli extracomunitari”. Pronti, via. Inizio della cavalcata: “Presi la squadra in corsa, erano terzultimi. C’erano tantissime problematiche dovute al passaggio di proprietà ma non solo”. Si spiega meglio: “Diversi giocatori erano abituati a giocare in A e scesero di categoria senza le giuste motivazioni. Ma alla fine ci siamo salvati. Mentre nella scorsa stagione siamo arrivati sesti con la terza miglior difesa del campionato”. All’italiana. Anzi, su 41 in lizza per il premio di miglior allenatore, Bacci era l’unico straniero. “Ma alla fine ho vinto io”.
Un campionato molto diverso dalla nostra Serie B, la Segunda Liga. Ci sono diverse ‘equipas B’”. Equipas che…? “Sì, le squadre B delle grandi nel massimo campionato: come in Spagna. Alzano il livello. È uno spettacolo vedere certi giocatori come Renato Sanches, Andres Silva, Lindelof e tanti altri in azione prima dell’esplosione. Hanno una marcia in più degli altri. Oppure quelli che non trovano spazio come fu per Taarabt al Benfica”. Un consiglio: “Farebbero al caso dell’Italia dove troppi giovani si perdono di fronte al salto dalla Primavera alla prima squadra”. Le altre, invece: “Ci sono poi 6/7 squadre al livello della nostra Serie B; mentre quelle più in basso sono paragonabili alla Lega Pro. La differenza è che in campionato ci sono 24 squadre e dura da agosto fino a giugno con diversi turni infrasettimanali”. Esperienza che rifarebbe altre mille volte: “Mi ha aperto la mente e ho ampliato il mio bagaglio culturale: ora parlo bene sia portoghese sia inglese”. Ma che è terminata all’improvviso: “Quando la partnership con la Samp è terminata si è conclusa anche la mia avventura”. Così da novembre Bacci è rientrato in Italia, dove però il suo nome non ha lo stesso appeal che vanta invece in Portogallo. “Precedentemente purtroppo rifiutai diverse offerte visto il contratto in essere con l’Olhanense. Però là mi sono fatto un nome e ho avuto ancora diversi contatti, anche se alla fine non si è concretizzato nulla. In Italia invece è più difficile e ho mercato principalmente in Serie D: com’è possibile? Con tutto il rispetto, voglio aspettare una chiamata nei professionisti sperando in un progetto duraturo che possa dare la giusta tranquillità anche alla mia famiglia”. “Ma non precludo assolutamente una nuova avventura all’estero”. Anzi. A 41 anni ha una gran voglia di ripartire. Sognando una nuova sfida che possa valorizzarlo come quella che l’ha visto protagonista nell’Algarve. Il miglior allenatore della Segunda Division con richieste in A portoghese sconosciuto ai più in Italia: il paradosso di Cristiano Bacci.