Sedici gol nell’ultimo campionato di Serie D con la maglia dell’Olbia, poi questa estate il doppio salto in B per iniziare la nuova avventura allo Spezia e ieri sera l’esordio da titolare tra i professionisti nella vittoriosa trasferta di Coppa Italia in casa dell’Udinese. “A volte è strana la vita”, avrà pensato Giuseppe Mastinu mentre calcava il prato della Dacia Arena. Strana, a volte molto difficile, ma sicuramente bella. Bella come la storia di questo ragazzo sardo che ieri sera ha coronato il suo sogno. Quello di poter finalmente dire “ce l’ho fatta”. Alla soglia dei 25 anni, dopo otto lunghi anni passati per i campi polverosi della Serie D sarda.
Otto anni di lavoro, sudore e gol. Perché quelli li ha sempre fatti Beppe, come viene chiamato da tutti. Con le maglie dell’Arzachena, del Budoni e dell’Olbia, ma fino a pochi mesi fa non era arrivato mai il grande salto. O meglio, la grande chiamata era già arrivata ad inizio carriera. Sedici anni, 30 presenze in Serie D e il Milan Primavera che bussa alla porta. Ma il destino aveva deciso di mettersi di traverso. “E’ stato sfortunato questo ragazzo - racconta Michele Buongiorno, agente dell’attaccante dello Spezia, in esclusiva ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – Perché le sue qualità erano uscite fuori fin da subito, ma quell'infortunio al ginocchio non gli ha permesso di dimostrare il suo valore”.
Pochi mesi a Milano e il ritorno a casa. Con una valigia piena di sogni infranti. “Ma il ragazzo non si è perso d’animo e si è rimboccato le maniche”. Beppe ha continuato a segnare. Tanti gol in Serie D con l’Arzachena e il Budoni, ma anche studio, con il diploma Scientifico preso appena maggiorenne. Ma fare il calciatore in Serie D è difficile. Per questo poi sono arrivati anche i primi sacrifici per mantenersi e continuare a rincorrere quel sogno infranto anni prima. “Ha continuato a giocare a calcio, facendo anche il barman in diversi locali, ma il suo sogno è sempre stato quello di fare il calciatore”. Sacrifici che sono stati ripagati. L’ultima stagione all’Olbia è stata quella della consacrazione, con un bottino da grande bomber. Sedici gol da esterno d’attacco, più il gol vittoria nella finale playoff contro la Sassari Torres. Merito delle sue qualità ma soprattutto di una persona: “Oberdan Biagioni. E’ lui che gli ha dato la consacrazione finale. Mister Biagioni ha fatto sì che le sue qualità venissero fuori.”
Grande merito all’ex centrocampista di Foggia, Cosenza e Brescia, tra le altre, “ma il vero grazie va allo Spezia. Soprattutto al lavoro fatto dal capo scouting Claudio Vinazzani e il direttore Pietro Fusco, che hanno creduto in lui più degli altri. Lo hanno seguito per buona parte dello scorso anno e alla fine gli hanno dato fiducia”. Una fiducia che Beppe ha ripagato fin dal ritiro di Norcia, facendo quello che ha sempre fatto per tutta la carriera, lavorare duro. “E’ un ragazzo serio. Pensa da professionista, cerca sempre di fare di più. Ha l’umiltà di dire grazie a chi gli ha dato questa possibilità.”. Umiltà anche nel non avere idoli, “perché non è ancora il momento di paragonarsi a qualcuno”. Ma un altro grazie va ai compagni perché “ha trovato un gruppo fantastico dove tutti cercano di aiutarlo”.
Proprio quel gruppo che ieri lo ha sostenuto e incoraggiato nel contrastare l’emozione dell’esordio. Perché alla seconda uscita dello Spezia, Mimmo Di Carlo gli ha dato fiducia, regalandogli una maglia da titolare in Coppa Italia. “Era emozionato, ovviamente. Perché passare dal giocare contro il Cynthia Genzano a giocare titolare alla Dacia Arena a Udine è davvero un grande salto”. Salto che Beppe si è meritato. Con la tenacia, la costanza e il lavoro. Ora arriva il bello ma allo stesso tempo la parte più difficile. Tenersi stretto il sogno prima perso, poi rincorso e finalmente ritrovato "di essere calciatore".