Dalla chiamata di Conte alla delusione mondiale. Zappacosta: “Chelsea, ero incredulo. Con la Svezia la sconfitta più dolorosa della mia vita”
E’ volato al Chelsea nel giro di un giorno. Nelle ultime 24 ore di mercato, in quel 31 agosto dove tutto è solitamente così frenetico. Per lui no, per Davide Zappacosta è stato tutto a dir poco emozionante. Dal Torino al Chelsea campione d’Inghilterra in carica. Dall’obiettivo Europa league alla possibilità di giocare la Champions League. Un sogno che aveva fin da piccolo, fin da quando stupiva tutti con la maglia dell’Avellino in Lega Pro: “La prima volta che Conte mi ha chiamato ero a casa – racconta l’esterno ai microfoni di Fox Sports – erano le dieci di sera e per me fu una grande sorpresa. Il Mister mi disse ‘Davide, voglio lavorare con te, voglio portarti al Chelsea‘. Ero piuttosto incredulo”. Un onore poter entrare a far parte di questo club, prosegue. Fa il debutto in Premier in casa, nella sfida contro il Leicester. Entra al posto di Moses a 15′ dalla fine: “C’era un caos notevole – ricorda – e Conte non riusciva a parlare con Fabregas. Allora mi consegnò questo foglio con un appunto tattico. Alla fine è andata bene”. Arriva a Londra da quasi sconosciuto. Le perplessità non mancano, anche perché l’operazione per portarlo in Inghilterra sfiora i 30 milioni. Lui, però, ci mette poco a tranquillizzare tutti. Lo fa nel migliore dei modi, segnando un gol incredibile proprio in Champions nel 6-0 della prima giornata contro il Qarabag. Era un cross? Forse. Fatto sta che la palla si insacca alle spalle del portiere, con Stamford Bridge in estasi. Da lì 34 presenze fra tutte le competizioni, due gol e altrettanti assist in oltre 2000 minuti giocati. Tanti i campioni con cui si trova a dividere lo spogliatoio, fra cui Morata che, qualche anno prima, faceva parte della Torino bianconera: “E’uno dei compagni con cui ho legato di più – racconta – è il primo a scherzare con tutti. Per questo, appena ne abbiamo l’occasione, ne approfittiamo per vendicarci (Ride. n.d.r)”. Il riferimento è ad un curioso siparietto che lo vede protagonista sul pullman della squadra. Lui e i suoi compagni che notano lo spagnolo addormentato e ne approfittano per tappargli il naso”. Tante risate, un clima esattamente opposto a quello di San Siro, dopo che l’Italia ha visto andare in frantumi la qualificazione al Mondiale: “Ricordo che prima della partita c’era tensione ma anche un’adrenalina assurda. Mai come allora ho avvertito così tanta voglia di raggiungere un risultato importante. Tutti volevano distruggere l’avversario, poi sappiamo come è andata a finire. C’era grosso rammarico, persone che piangevano per la consapevolezza di non aver raggiunto l’obiettivo principale della Nazionale. E’ stata la sconfitta più dolorosa della mia carriera”