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Data: 28/09/2017 -

Dal Football College Abuja alla Serie A, il dt Gobbo racconta Okwonkwo e i suoi fratelli: "La nostra accademia, un'opportunità di vita"

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Abuja, capitale della Nigeria. È qui che crescono talenti su talenti da svezzare poi nel grande calcio europeo. Tutto merito del Football College Abuja, una scuola calcio ma soprattutto un progetto sociale legato all’istruzione creato anni fa da Gabriele Volpi, presidente dello Spezia. Con la Serie A che ringrazia. Perchè di questi giovani talenti ne ha già conosciuti tre: Sadiq, Nura e… Orji Okwonkwo del Bologna, l’ultimo in ordine in tempo. “Io arrivai nel 2013, appena un mese prima di Okwonkwo. Fu uno dei primi selezionati. Aveva grandi qualità ma anche qualche difetto tipico dei ragazzi senza una scuola calcistica di base alle spalle, di chi aveva praticamente sempre giocato solo sulle strade. Dimostrò subito grande applicazione nel voler correggere i propri difetti ma soprattutto grande motivazioni e doti base. È un ragazzo che si è sempre comportato egregiamente senza mai dare alcun tipo di problema. Nel giro di un anno, un anno e mezzo ha ottenuto grandi risultati fino ad essere convocato dalla Nigeria per i Mondiali U17. Dopo la convocazione in Nazionale è stato avvicinato da alcuni agenti e non ha fatto più ritorno all’accademia. Ha scelto un percorso diverso. Non l’ho più sentito ma lo seguo!”, a raccontarci questa realtà in esclusiva per GianlucaDiMarzio.com è Renzo Gobbo, direttore tecnico proprio del College Abuja.

Attenzione però: “Anche Sadiq e Nura hanno grandi possibilità e l’hanno dimostrato. Nura, ad esempio, prima dell’infortunio ha fatto vedere grandi cose quindi secondo me sarà solo una questione di tempo. Sadiq invece deve dimostrare tutto il suo valore”. Rigorosamente con Abuja sempre nel cuore. Guai a dimenticare le proprie origini: “Tutti e tre sono in contatto continuo coi loro ex compagni ed è già capitato che tornassero qui a trovarli, fa sempre piacere”.

Anche se il sogno ovviamente è rincontrarli sui campi da gioco in giro per l’Europa. Per farlo, obbligatorio farsi notare: “Ogni anno partecipiamo ad un paio di tornei internazionali ed è lì che gli osservatori scoprono i nostri ragazzi. Non saprei dire chi sarà il prossimo a sfondare nel grande calcio perché per un nome che potrei fare, ne lascerei indietro troppi. Tutto dipenderà anche da loro e dalla loro testa. Ora abbiamo 40-50 giovani di buon livello e la media generale si è alzata”. Dagli allenamenti “o all’alba o al tramonto” ma rigorosamente “mai sotto al sole” alla figura di “allenatore ma anche padre”, Renzo Gobbo ci aveva già raccontato numerose curiosità sull'accademia tempo fa in occasione di un Viareggio. Assicurandoci ora come il progetto stia continuando alla grandissima: “Nell’accademia cerchiamo di anticipare i tempi di crescita portando ragazzi molto giovani con l’obiettivo di poterli migliorare. Ogni giorno arrivano giocatori nuovi: ormai siamo conosciuti in tutta la Nigeria visto proprio come la nostra accademia sia completamente gratuita e fornisca loro tutto l’occorrente. Anzi, quasi quotidianamente altre squadre o accademia nigeriane ci contattato per proporci alcuni loro ragazzi. Alla mattina spesso mi ritrovo con 8, 10, 15 nuovi ragazzi da sottoporre ad un provino: da lì decidiamo con chi proseguire e a chi dover per forza di cose dire di no”.

In questi giorni Gobbo ha fatto ritorno in Italia. Ma nemmeno il tempo di riabbracciare i propri cari che è già ora di rifare le valigie. Con un futuro ancora lì, insieme ai suoi ragazzi. Onori e oneri di un direttore tecnico: “Tra due giorni torno in Nigeria, a breve festeggerò i 5 anni dal mio approdo. Mi piace, mi diverto e vedremo cosa mi riserverà il futuro: non mi precludo niente. All’Accademia lavoro a stretto contatto con due colleghi croati e le nostre giornate iniziano molto presto e finiscono molto tardi: tra la preparazione degli allenamenti, gli allenamenti stessi, l’organizzazione delle partite e delle amichevoli, le telefonate, le email e la direzione tecnica in generale, il tempo libero è davvero poco”. Senza dimenticare il confronto con le famiglie: “Ci sono alcuni genitori più presenti che chiedono frequentemente informazioni sui miglioramenti del figlio ma tanti dei nostri ragazzi hanno perso un genitore o addirittura entrambi e quindi l’accademia per loro rappresenta una vera e propria opportunità di vita”. Passando dai momenti di spensieratezza: “Quando non ci sono gli allenamenti, in particolare in occasione delle festività religiose, organizziamo gite, picnic e magari delle feste per stare tutti assieme”. Ma anche e soprattutto dal dover far i conti con la realtà. Ovvero che “per un ragazzo che arriva nei professionisti, ce ne sono tanti che non riescono a sfondare. Chi sta nell’accademia lo sa: non essendoci una prima squadra il percorso termina con la fine degli impegni scolastici, grossomodo quando si arriva alla maggior età. È quello il momento di fare il punto della situazione e scegliere la strada migliore per il loro futuro. Purtroppo c’è sempre qualcuno che non ce la fa”.

Anche se l’obiettivo di Renzo Gobbo in primis ma di tutto il Football College Abuja è quello di regalare talenti su talenti al calcio europeo. Anzi, sempre di più. Sulle orme di Sadiq, Nura e Okwonkwo.



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