Una storia
che inizia nel 1993, a Barra Mansa a sud di Rio De Janeiro. E’ lì che Dalbert
Henrique cresce, anche in fretta, tra la necessità di lavorare e quella passione
per il calcio che è diventata la sua porta verso un avvenire migliore. Perché “la
realtà del Brasile è questa: o combatti e lotti o muori come chiunque”. Come un
mantra, il suo. Duro, forse. Tormentato. Come l’inizio della sua storia e della
sua carriera. Un racconto proseguito con un Fla-Flu di mercato, poi in
Portogallo e in Francia. E un presente-futuro che si chiama Inter. Quel sogno nerazzurro adesso è diventato realtà. Nuovo campionato, nuova squadra, nuova città. Sì, proprio all’ombra di quel Duomo che solo pochi mesi aveva
visitato da turista.
In molti nella passata stagione lo hanno considerato il miglior terzino della Ligue 1. E pensare che solo 7 anni fa trascorreva le sue giornate sotto il sole di Rio, trasportando sacchi di patate sul camion dell’amico Amarildo che gli aveva rimediato quel lavoro. Motivo? Per permettersi di comprare del cibo da portare a casa, e i biglietti dell’autobus per andare agli allenamenti. Una famiglia non benestante e poi un momento in cui si è fermato a riflettere, in cui ha anche pensato che il calcio poteva essere solo una distrazione e niente di più. Anche quando dormiva solo 4 ore a notte, perché tra la scuola, il lavoro e il richiamo del campo appena staccava, di tempo per stare a letto ne ritagliava davvero poco. Prima il Barra Mansa, poi la Fluminense. Dopo, un provino con il Flamengo e in seguito l’Academico Viseu: “Quando c’è stata l’opportunità di andare in Portogallo non ci ho pensato due volte”. L’Europa come via di fuga. Qualche difficoltà anche qui all’inizio, tra burocrazia e ambientamento, ma nel 2015 l’elezione a ‘Miglior terzino sinistro della seconda divisione portoghese’. La svolta. Poi il passaggio al Vitoria Guimaraes, il sostegno di Sergio Conceicao sulla panchina. Eccola, l’anticamera della Ligue 1 e di quel trasferimento al Nizza, l’estate scorsa, per 2 milioni di euro.
Lo scorso anno 38 presenze, in tutte le competizioni, e 4 assist nella squadra di
Favre che per un periodo ha anche accarezzato il sogno scudetto. Esterno sinistro
in una difesa a 4 (nel 4-3-3) ma ha giocato anche in posizione più avanzata
come esterno mancino di un centrocampo a 4 o a 5. Aggressivo, propositivo. Un giocatore
a cui piace cercare la profondità per poi accentrarsi o scaricare verso il
centro, uno che non rinuncia ad una chiusura in scivolata dopo metri di corsa
per ripiegare, uno che non dice no alla giocata. Il sangue è pur sempre
brasiliano. E quel soprannome ‘Speed’ che a volte lo accompagna è ben
giustificato dalle sue accelerazioni. E l'ennesimo sprint, quello più importante della sua carriera, l'ha portato ancora a Milano: direzione Inter.