Da Nanchino a Renate, il tour di Roberto Cevoli fa tappa in Brianza: l’ex Serie A ci racconta la sua (C)ina
4.086 abitanti. Questa è Renate, un paesino brianzolo tutto da scoprire. Per arrivarci bisogna prendere la Milano-Lecco, strada che collega il capoluogo milanese al lago. Chilometro dopo chilometro, le montagne diventano sempre più grandi. In città definiscono l’orizzonte al tramonto, a Renate assorbono la campagna e sembrano più grandi di quello che sono. Nibionno (località Molino Nuovo) è dove si allena il Renate di Roberto Cevoli (ex Reggina), che sta impressionando nel girone B di Serie C. I nerazzurri sono attualmente la miglior difesa del torneo (tre gol subiti di cui due nell’ultima partita contro il Fano) e sono imbattuti in trasferta. Quarti in classifica, ma con una partita in meno rispetto alla capolista Sambenedettese. Ah, domenica ci sarà proprio Renate-Samb: “Partita complicata, però ci giochiamo le nostre carte”. Così racconta Cevoli ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com.
L’aria che si respira è quella di un normalissimo campo sportivo di provincia. Non si citofona, il cancello è aperto. Un membro dello staff (probabilmente a Renate da quando Cevoli doveva ancora esordire in A) si avvicina: “Arriva”. Ed eccolo Roberto Cevoli, 48 anni, in tuta d’allenamento pronto per la seduta pomeridiana. Si sistema in panchina, qualche parola di presentazione e via, si parte. Partiamo dal presente, dalla stagione del Renate: “Segreti? Non ci sono. Ho trovato una società seria e organizzata, che mi fa lavorare come voglio. La rosa è piena di ragazzi in gamba, che lavorano bene, così si può costruire qualcosa per il futuro”. Ma cosa ci fa un ex giocatore di Serie A in un paesino di quattromila anime? “Mi volevo rimettere in gioco. Qua mi sento a casa, come se ci vivessi da anni e invece sono passati solo tre mesi”. Nonostante il marcato accento romagnolo Cevoli è un giramondo: “Negli ultimi anni sono stato in Cina e in Albania, era arrivato il momento di tornare a casa”.
E’ l’esperienza cinese quella che lo ha marcato di più. Cevoli curava il settore giovanile del Jiangsu Sainty, di Nanchino. Nome già sentito? Eh sì, perché poco dopo quella società è stata rilevata da Mr. Zhang, proprietario dell’Inter. “Conosco bene quell’ambiente, i dirigenti che prima lavoravano con me sono a Milano per l’Inter, li vedo in tv…”. Ma la Cina ce la farà a sfondare col calcio? “Senza dubbio, hanno voglia di fare e soprattutto tanti soldi. C’erano condizioni ideali per lavorare, il problema è la tattica. Sono indietro da questo punto di vista e prendono allenatori di esperienza che però magari non hanno la voglia di insegnare calcio come dovrebbero. Il tempo però è dalla loro parte e non possono che crescere. Io insegnavo agli allenatori locali, facevano domande un po’… scontate. Comunque sono fiducioso, sono andato via solo perché la distanza era complicata da gestire”.
Ma torniamo al Renate. Una stagione partita già bene in Coppa Italia: vittoria contro l’Empoli e una sconfitta di misura a Ferrara contro la Spal. Cevoli racconta: “Lì abbiamo iniziato a capire che la nostra era una squadra con dei valori anche se molto giovane (media di 23.4 anni ndr.). Bisogna ammettere che quello era un Empoli con ancora dei problemi, a Ferrara abbiamo fatto un’ottima partita contro la Spal che sta facendo la sua figura in A. Potevamo pareggiarla, ma lì abbiamo capito che ci giocavamo le nostre carte in C. La squadra di Semplici è quadrata, allenata molto bene. Insieme alla società sono riusciti a dare continuità ad un progetto, ha buone possibilità di salvarsi”.
Ora testa al campionato: “Domenica contro la Sambenedettese giocheremo con serenità, sapendo delle loro qualità ma dobbiamo anche cercare di dare continuità al nostro lavoro. Non bisogna mai mollare, più passa il tempo più ci saranno delle difficoltà. Siamo giovani. Gomez, il nostro attaccante, è un ’94. In Serie C lo considerano “vecchio”, ma ha solamente 23 anni. Ha fatto 4 gol in sette partite. Poi abbiamo altri giovani interessanti, come Mattioli in prestito dall’Inter e Piscopo che giocava nella Primavera del Torino. Anche chi non gioca è pronto a dare il massimo dalla panchina, mi fa ben sperare per il futuro. I giovani sono un rischio? Dipende da loro, per me se hanno delle qualità meritano di giocare. Il Renate vive di questo, ha una politica chiara sui giovani che va avanti da anni”.
Lavoro, sacrificio e obiettivi chiari, senza soffocare i sogni e le ambizioni. E’ questo il Renate di Cevoli: “Prima di tutto ci dobbiamo salvare, questo è l’obiettivo prefissato insieme alla società. Una volta fatti i 40-42 punti necessari vedremo, ma intanto facciamoli. Poi si vedrà…”. Cosa ho pensato quando mi hanno chiamato? “Era una grande opportunità, non potevo farmela sfuggire, dopo un periodo all’estero volevo rimettermi in pista in Italia”. E perché proprio a Renate? “Questa è una società seria, altrimenti non avrei accettato. Il Presidente ha la testa sulle spalle, spende quello che può, mette i conti al primo posto. E questo non è da poco, soprattutto in questa categoria. Poi, meglio spendere poco ma bene”. La società è in mano da 25 anni a due imprenditori locali: Luigi Spreafico e Giancarlo Citterio. Grazie a loro due, e al loro sodalizio, il Renate è riuscito ad arrivare alla Serie C.
E come ci si trova in un paesino delle campagne brianzole? “Mi trovo bene, anche se lavoro molto e c’è poco spazio per fare altro. Faccio campo-casa-campo, questo è il mio lavoro. Questa società è una famiglia. Lo staff, la squadra, la società: siamo un gruppo sano e coeso”. Sogno nel cassetto? “Ho ambizione di fare anche altre categorie, ma prima devo dimostrare di essere un bravo allenatore qua”. E i tifosi? “Ci sono, anche se non sono molti. Del resto il nostro è un paese di quattromila abitanti. Pochi sì, ma buoni…”. Dai dieci milioni di Nanchino a Renate. Il viaggio di Cevoli ha fatto tappa nell’alta Brianza, dove le montagne non sono più all’orizzonte. Ma la voglia di sorprendere, quella no, non manca mai.