Ospite di giornata a Casa Sky Sport è Cristian Brocchi, oggi allenatore del Monza in Serie C e capolista nel suo girone al momento della pausa. Un'occasione per vivere gli inizi della sua carriera da allenatore, cominciata con la grande chance al Milan, il club a cui è maggiormente legato, per poi consacrarsi proprio a Monza dove sogna la promozione in B.
"Ho iniziato con gli allievi del Milan perché me l’aveva proposto Galliani" ha detto Brocchi, che ha introdotto il rapporto con quello che tutt'oggi è il suo dirigente. "Sapevo che sarei potuto tornare sui miei passi quando volevo, ho capito che mi piaceva farlo. Non basta essere un calciatore per poi diventare allenatore".
La strada per diventare allenatore è stata tracciata anche dai grandi esempi che ha avuto in carriera. "Da ogni allenatore ho imparato qualcosa, nel bene o nel male, ti crei così il tuo credo. Mi rivedo nelle modalità di Ancelotti e Reja per la gestione di gruppo, a livello tattico Prandelli è stato il migliore che ho avuto ma voglio essere me stesso e non scimmiottare gli altri".
Nella sua breve carriera in panchina è stato anche assistente di Fabio Capello in Cina. "In Cina ho imparato tanto sul piano caratteriale e gestionale, anche per entrare nella testa di giocatori e dirigenti, mi sono formato tanto lì"
Punto poi sulla Serie C, il campionato che al momento sta vincendo con il Monza, ma che rischia di non riprendere per via dell'emergenza coronavirus. "La nostra categoria è molto a rischio, la Serie C non ha gli introiti della Serie A, è capitanata da 60 persone che mettono soldi di tasca propria grazie al loro amore per squadre e città. Per far sì che si giochi le richieste sono molto difficili e onerose, l’unica speranza è che si possa tornare a giocare presto".
Tra gli ostacoli anche il rapporto di alcune persone nei confronti del calcio. "Spero che il calcio sia un traino per la nostra nazione, a volte viene attaccato questo mondo per gli stipendi dei calciatori, che invece hanno dimostrato di sapersi prendere le loro responsabilità".
Spazio anche alla sua esperienza in prima squadra al Milan, purtroppo per lui non pienamente soddisfacente, con quella finale sfortunata di Coppa Italia che ha frenato la sua ascesa. "Non è arrivata troppo presto l’esperienza al Milan, è arrivata in un momento difficile. Si parlava di me come un allenatore di prospettiva, io sono rimasto umile ma avevo contro qualcosa di difficile da gestire, perché la squadra era in difficoltà. Ho fatto tanti anni tra settore e prima squadra, era un sogno, bisogna arrivare nei momenti giusti".
Infine il suo rapporto con i rossoneri. "L’amore nei confronti del Milan non cambierà. Galliani e Berlusconi hanno conquistato i successi grazie alla mentalità vincente che hanno costruito, non dovevi mai accontentarti. Ambrosini è stata la prima persona che ho chiamato per venire con me quando sono andato in prima squadra nel Milan. Speravo che lui potesse venire con me, poi ha fatto altre scelte".