Dopo la vittoria dello scudetto e l’addio all’Inter, Antonio Conte è tornato a Milano per sottoporsi al vaccino. “Una sensazione particolare, non posso negarlo. Fino a pochi giorni fa stavamo festeggiando lo scudetto. Ma il velo di tristezza e di malinconia è stato immediatamente sostituito dalla enorme soddisfazione di incontrare tanti tifosi che per strada mi dimostrano affetto, stima e gratitudine: il loro dispiacere e quel “grazie mister” che mi viene continuamente rivolto, vale per me quanto uno scudetto. È la consapevolezza della gente di cosa è stato fatto, di quanto impegno e dedizione ho messo in questi anni, dell’enorme lavoro svolto insieme per riportare club, squadra e tifosi dove meritavano di stare. Ho dato davvero tutto, la gente lo sa”. Le parole dell’ex allenatore nerazzurro a La Gazzetta dello Sport.
"IL MIO PROGETTO NON E' MAI CAMBIATO"
Sulle parole di Zhang: “Posso solo dire che il mio progetto non è mai cambiato. Però non avrebbe senso parlare ora di queste cose. Non voglio entrare in alcuna polemica o questioni di mercato o altro. Rispetto il presidente Zhang, che ringrazio per avermi scelto, voglio bene all’Inter, alla squadra e ai tifosi, faccio un sincero in bocca al lupo a Simone Inzaghi che è un tecnico bravo, capace, ambizioso, e auguro a tutto il mondo nerazzurro i migliori successi”.
"ITALIA, LE VITTORIE ARRIVANO SEMPRE DI SQUADRA"
L'ex ct si sofferma poi sulla nazionale in vista degli Europei. Una squadra con poche stelle rispetto alle avversarie: “Parla con un allenatore che ha sempre puntato sul gruppo e sul collettivo imposta il proprio credo. Le vittorie arrivano sempre di squadra. È il gruppo che esalta l’individualità e il talento. Col solo fuoriclasse non vinci. A meno che non si chiami Pelè o Maradona, ma quelli erano extraterrestri”.
Sulle individualità presenti nel gruppo di Mancini: “Ci sono singoli con qualità importanti. Ma ripeto il concetto precedente: se funziona il collettivo allora si esalta il talento. L’abilità di Insigne nel saltare l’uomo, gli strappi di Chiesa e Berardi, gli inserimenti di Barella, la forza dei centrali Bonucci e Chiellini che restano una garanzia, la reattività e lo strapotere atletico di Donnarumma uno dei tre migliori portieri al mondo”.