Per mettersi in contatto con Antonio Nocerino, in questo momento, serve innanzitutto una buona connessione: facetime, whatsapp o skype. “Il fuso non è un problema per me”. Lui è comunque sempre operativo. Connecting to Orlando, Florida. Antonio ne ha fatto una scelta di vita ormai. Grazie al calcio. “Dell’Orlando ne ho parlato molto con Riky (Kakà) è vero ma ho sempre pensato fosse un posto dove ambientarsi non sarebbe stato un problema, per un italiano soprattutto. È pieno di sudamericani e sicuramente aiuta”. Detto, fatto. Ce lo racconta lui in esclusiva: “Qui si sta benissimo! L’America è un paese che ti permette di avere il meglio sia in educazione sia in opportunità. È stata una fortuna avere questa chance a livello professionale. Ho fatto questa scelta soprattutto pensando ai miei figli a cui voglio garantire il miglior futuro possibile”. E per i suoi figli - il quarto, Mattia, è nato proprio lì anche se verrà battezzato in Italia - sarebbe disposto a posticipare un rientro in Europa, nonostante sia svincolato dopo l’addio all’Orlando City. “Voglio che prima finiscano la scuola, a maggio, poi ci sposteremo”. Con l’Italia in primo piano. “La mia idea è quella di giocare per altri tre o quattro anni e poi chissà tornare in America”. E fare calcio. Ancora, sempre. “Mi piace molto vedere partite e giocatori. Più che l’allenatore preferirei il ruolo di direttore sportivo. Ma c’è tempo”. Antonio Nocerino vuole giocare e sa che può dire la sua. A una condizione: “umanamente deve esserci feeling”. Ecco spiegato. “Non ne faccio né una questione di soldi né di categoria, non cerco un contratto. Voglio stare bene. Io sono molto passionale e quando sto bene mentalmente sono pronto a dare il tremila per mille”. Un esempio c’è. “Andai al Parma quando stava fallendo, senza prendere un euro. Fu una scelta di cuore e di stima nei confronti di Donadoni, che io considero una persona eccezionale. È stata una tappa bellissima della mia carriera”. Le richieste, in questi mesi, non sono certo mancate. “Mi hanno chiamato, te lo confermo. A dicembre ho sentito Inzaghi e il ds del Venezia poi però non se n’è fatto più niente. Parlo molto spesso con Benny Carbone e Walter Zenga ma siamo solo amici. Ringrazio invece il presidente Preziosi perché mi ha cercato, fortemente, nelle ultime settimane: ma credo che non rientrassi nei piani tecnici dell’allenatore”. Altri sms invece con Gattuso, a cui Nocerino è molto legato e non solo per aver ereditato la sua 8 al Milan. “Ci siamo messaggiati, gli ho fatto i miei complimenti dopo il derby di Coppa Italia che ha vinto. So cosa ci mette per arrivare a determinati obiettivi. Tutte le volte che in passato mi paragonavano a lui, per me era un grandissimo onore. Rino è un amico al quale voglio bene”. Juve, Palermo, Milan. Nella carriera di Nocerino anche partite di prestigio in Champions. “Il primissimo ricordo che ho di quella competizione è sicuramente il debutto contro il Barcellona: 2-2 con gol di Pato e Silva”. 13 settembre 2011. “Che emozione indescrivibile... al termine di quella partita non ho voluto scambiare la maglia con nessuno perché volevo conservarmi la mia come ricordo”. Ma se avesse dovuto chiederla a qualcuno? “Iniesta. È il massimo. Non si capiva mai dove andasse, è il cervello, l’interruttore di una squadra. Poi fa tutto con la palla incollata alla scarpa a una velocità non comune. Ha visione, dribbling, è una forza della natura. Umanamente è pacato e umile. Un grande”.
Social: Instagram. “Con simpatia”. Su Whatsapp non ha gruppi: “quello ‘Family’ è l’unico che creerei perché siamo in tantissimi! Quattro figli, mia moglie ed io”. Noce non è un tipo così scaramantico “poco, poco” ma soprattutto “per me la fortuna non esiste, io la chiamo opportunità e sta a te sfruttarla”. Nella vita come nel calcio. E uno come lui, connesso e sempre operativo, di certo non si farà trovare impreparato.