Clotet racconta Bellingham: “L’esordio, le rovesciate e il suo sogno: lui è diverso”
Nicolò Franceschin 5 Luglio 2024La nostra intervista a Pep Clotet, che ha allenato Jude Bellingham al Birmingham

La famiglia
Il ruolo fondamentale della famiglia: “Abbiamo lavorato molto insieme ai suoi genitori. Ci sentiamo ancora. Hanno sempre pensato al bene e alla crescita sua e di suo fratello. E la scelta di andare al Borussia fa capire questo. È stato un passaggio fondamentale per il suo percorso”. “È molto legato a suo fratello Jobe. Dice sempre che è più forte di lui. Diventerà un grande giocatore. Non ho capito come mai il Birmingham lo abbia lasciato andare al Sunderland”. E quel ricordo: “Ci fu un momento che Jude voleva fare il mediano. Per me non era la posizione migliore per lui. Ne parlai con suo papà e concordammo su questo”.

In lui la volontà di migliorare sempre. Ambizione e personalità: “È sempre stato molto competitivo. Cattiveria agonistica, concentrazione e forza mentale in ogni singolo momento. Questo lo portava ad avere confronti anche accesi con gli avversari, nonostante la giovane età. Non aveva paura”. Per esempio “quella volta con il West Bromwich con un avversario. Arrivò tutta la squadra a sostenerlo”. In quell’anno l’obiettivo di tutti era la salvezza. Tutti, tranne uno: “Jude voleva fare i playoff”. Leggi anche – Inghilterra, squalifica sospesa per Bellingham con la condizionale di 1 anno

Zidane, Maradona e Wembley
Cresciuto con un riferimento. Classe e intelligenza. Un numero 5 bianco sulle spalle, proprio come Jude: “Ha sempre amato Zidane. Gli ho fatto guardare molti video suoi, di Maradona e Laudrup”. Un rapporto, quello con Clotet, mai interrotto: “Ci sentiamo spesso. Quest’anno sono andato a vederlo qualche volta”. Un anno speciale. Liga e Champions: “Una notte speciale. La prima volta a Wembley, incredibile. Per noi che l’abbiamo visto crescere è stato bellissimo”. Anche se il numero 5 del Real non era del tutto soddisfatto: “Era felice per la vittoria, ma arrabbiato per il gol sbagliato. È fatto così, non si accontenta mai (ride ndr)”. Questione di mentalità.

“Bielsa e Guardiola, vi racconto”
“Sono fermo da alcuni mesi. Li ho sfruttati per portare avanti un’attività di famiglia. Abbiamo un hotel. Tutto è nato durante il Covid”. La volontà di tornare: “Voglio trovare un club in cui possa lavorare coi giovani. In Italia mi sono trovato molto bene”. Bielsa come modello: “Lo studiai durante la preparazione della sua Argentina al Mondiale del 2002. Che intensità…”. Cruijff e Sacchi come altri riferimenti. E quella lezione a Guardiola: “Ero il direttore di un corso per allenatori nel 2006. Lui era uno degli alunni. Era molto interessato alla scuola portoghese”. I nuovi Bellingham? “Sono impressionato dai giovani spagnoli. Nico Williams e Yamal segneranno un’epoca”. Con la speranza di vedere Jude realizzare un altro sogno: “Andare in Premier League con il Birmingham”. Incidere sulla storia. Cambio di prospettiva, Bellingham in rovesciata.