La finale di Champions League rappresenta uno dei massimi traguardi nella carriera di un calciatore. Per Jude Bellingham, la sfida contro il Borussia Dortmund avrà però un sapore ancora più speciale. Per il fuoriclasse inglese sarà come guardarsi allo specchio, sfidando il suo passato e ripensando al percorso di crescita che l'ha portato a essere stella e leader indiscusso del Real Madrid.
Il tutto incastonato in un luogo del cuore per Jude: Wembley, casa sua. Per il classe 2003 c'è anche il ricordo negativo da scacciare: 11 luglio 2021, giorno della finale di Euro 2020 persa contro l'Italia, senza recitare un ruolo da protagonista. Allora diciottenne, il centrocampista non venne impiegato da Southgate. Tre anni dopo il cerchio può chiudersi proprio alla vigilia di un altro Europeo.
Da ragazzo di Birmingham a stella nascente
Lo scorso ottobre, Paul Scholes, storica leggenda del Manchester United, dichiarò ai microfoni di “TNT Sports” che Bellingham fosse “la cosa migliore mai vista alla sua età”. Una vera e propria investitura da predestinato per il talento britannico che già dal debutto col Birmingham del 2019, ha iniziato a bruciare tappe (il record di Trevor Francis come giocatore più giovane ad aver esordito con quella maglia risaliva al 1970).
La cessione al Borussia Dortmund della stagione successiva racchiude un duplice significato: tranquillità economica per il club e riconoscenza per il sedicenne figliol prodigo. Con la 22 blu insolitamente ritirata in attesa di un futuristico e romantico ritorno. Gli anni tedeschi all’ombra del muro giallo raccontano poi un’esplosione totale per Jude: 24 gol, 25 assist, 132 partite.
Numeri importanti, arricchiti anche da quell’intesa fortissima con Erling Haaland che per un soffio non regala la Bundesliga 22/23 ai ragazzi di Terzic. E proprio quel Meisterschale sfiorato è l'ultima immagina di Bellingham con il Dortmund, in lacrime sotto il muro giallo del Signal Iduna Park dopo il bruciante e decisivo pareggio contro il Mainz.
La consacrazione a Madrid
Se le stagioni giallonere avevano contribuito a rendere Jude Bellingham il centrocampista moderno “box to box” per eccellenza, il suo arrivo al Real Madrid dell’estate scorsa ne ha addirittura allargato gli orizzonti. Complice la partenza di Benzema, Carlo Ancelotti ha saputo disegnare per l’inglese uno spazio perfetto che, dalla trequarti, finisce per occupare in modo brutale l’area di rigore, con Rodrygo e Vinicius liberi di supportarlo sulle corsie esterne. Il risultato è devastante. Dalle 14 reti nelle prime 15 presenze che gli valgono a novembre il record d’impatto di Cristiano Ronaldo alle notti di Champions, fino ai graffi nei Clásicos. Per un totale di 23 marcature e 12 assist in 41 partite disputate.
Il culto Bellingham, però, non si limita a statistiche e trofei. Le braccia spalancate dell’inglese, pronte ogni volta ad accogliere i boati del Bernabéu, sembrano metaforicamente nutrirsi dei valori del madridismo. Basti pensare alla cinque presa senza paura in onore di Zidane, all’atteggiamento in campo sempre più da leader affermato al contesto galattico o al rispetto nei suoi confronti da parte di Kroos e Modric.
Con Liga e Supercoppa di Spagna già in bacheca, adesso Bellingham punta alla Champions, contro l’ex BVB da affrontare. Guardarsi allo specchio e...ticket to ride, nel segno dei “suoi” Beatles . “Hey Jude” vuole prendersi il mondo.