Cittadella, favola Diaw: da magazziniere a trascinatore
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Data: 31/05/2019 -

Cittadella, favola Diaw: da magazziniere a trascinatore

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Protagonista col Cittadella finalista dei playoff di B, Davide Diaw fino a qualche anno fa lavorava come magazziniere e pensava di smettere col calcio. Ora coi veneti segna e sogna la A. La sua storia
Protagonista col Cittadella finalista dei playoff di B, Davide Diaw fino a qualche anno fa lavorava come magazziniere e pensava di smettere col calcio. Ora coi veneti segna e sogna la A. La sua storia

Una favola nella favola. Perché all’interno della favola Cittadella, troviamo il capitolo interamente dedicato a Davide Diaw. Storia di un ragazzo umile e determinato nato a Cividale da padre senegalese e madre italiana ma “italiano al 100% con un pizzico di senso d’appartenenza verso la cultura africana” e il marcato accento friulano lascia trasparire davvero pochi dubbi. Fino a qualche anno fa l’attaccante classe ’92 mai avrebbe pensato di giocarsi una finale playoff di Serie B, con vista sulla Serie A. Una finale guadagnata grazie al suo gol che ha sbloccato la semifinale Benevento-Cittadella e giocata - finora - da assoluto protagonista: doppietta nella gara d’andata e Verona ko. 2-0 secco

Diaw infatti fino al 2016 giocava nei dilettanti e, contemporaneamente, in passato aveva lavorato come magazziniere. Il calcio era solo uno svago proprio come quando da piccolo nel campetto sotto casa tentava di emulare Ronaldo il fenomeno, suo idolo di sempre, tanto da farsi come lui anche i celebri capelli a mezzaluna sfoggiati dal brasiliano ai Mondiali del 2002. O Cissé, al quale copiò la capigliatura color platino. Pensava a divertirsi ma non credeva di potercela fare. Di poter arrivare in alto. “Mi divertivo e volevo darmi da fare col lavoro: ho fatto il magazziniere oppure aiutavo un amico che possiede una catena di negozi a caricare e scaricare la merce, e così via”, aveva dichiarato in un’intervista ai nostri microfoni. Nel 2013 si era addirittura rotto il ginocchio e addio sogni di gloria. Per tutti ma non per lui. Nel dolore fu in grado di trovare dentro di sé lo spirito da guerriero e tirar fuori tutta quella determinazione che ammiriamo oggi sui campi di Serie B. “In quel momento ho realizzato quanto mi mancasse davvero il campo. In quel momento sono diventato grande”. 

La svolta. Iniziò la risalita. Prima la Virtus Corno in Eccellenza, poi il Tamai in D dove si mise in mostra con 13 gol in 26 partite. Si guadagnò l’interesse di molti. Quando arrivò la chiamata dell’Entella nell’estate del 2016 quasi non ci credeva. La Serie B: un sogno per chi fino a poco tempo prima stava quasi per smettere. Firmò subito senza pensarci, quasi senza chiedere quanto avrebbe guadagnato. 

Un nuovo capitolo della propria vita: il professionismo. All’inizio un po’ di fatica, com’è normale che fosse: il salto dalla D alla B si è fatto sentire. Sabati pomeriggio trascorsi tra tanta panchina e qualche tribuna nella prima parte di stagione a Chiavari. Ma guai ad abbattersi. Soprattutto tanto, tanto lavoro. Ed ecco i primi gol da professionista: 3 nella prima stagione, 2 dei quali proprio al Cittadella. Scherzo del destino. Nel frattempo nasceva Celeste, la sua gioia più grande regalatagli dalla compagna Vanessa. Non avrebbe potuto chiedere di più. 3 gol anche nella seconda stagione a Chiavari, fino a gennaio. Poi, un nuovo crac. Ancora quella maledetta sfortuna. Legamento crociato del ginocchio sinistro ko e stagione finita anzitempo. Una sofferenza raddoppiata nel vedere i compagni naufragare a poco a poco senza poterli aiutare in alcun modo.

Ma Diaw non si era dato per vinto quando giocava nei dilettanti, figuriamoci ora. Dopo la lunga riabilitazione il rientro in campo con l’Entella – nel frattempo retrocessa in C - all’inizio della stagione appena conclusa, prima che a gennaio arrivasse la chiamata del Cittadella pronto a regalargli nuovamente la Serie B. Impossibile rifiutare. Fiducia ripagata con gli interessi. Giusto il tempo di carburare e… un finale col botto. 17 presenze totali con 5 gol e un assist. I primi due negli ultimi (big) match di regular season contro Verona e Palermo, gli ultimi tre invece proprio tra semifinale di ritorno e finale d’andata dei playoff. Arma spesso usata a gara in corso da Venturato, Diaw. Tuttavia sia contro il Benevento sia stasera contro il Verona l’allenatore nato in Australia ha deciso di farlo partire dal 1’ per le sue caratteristiche: lottare su ogni pallone andando a pressare gli avversari come un forsennato. Proprio da una palla scippata dall’attaccante dei veneti agli avversari era nato il gol che ha dato il via al trionfo sul Benevento; stasera infine la doppietta che ha forse definitivamente consacrato la sua ascesa. Un altro gol al Verona. Contro Aglietti, suo allenatore ai tempi dell’Entella. Andandosi a guadagnare di diritto un capitolo dedicato all’interno della favola Cittadella. Con un finale ancora tutto da scrivere.​



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