“Tornei e… botte”. Quando Ciciretti segnava con la Lazio: “Talento già a 10 anni, quanti gol da calcio d’angolo!”
Decisiva fu una domanda: “Com’è ‘sto
Ciciretti?”. E un parere: “E’ il miglior talento del settore
giovanile della Lazio”. Più convincente: “Uno così non passa più”. E Amato sale sul treno
chiamato “Roma”. Momento: “Ciciretti? La Lazio? Che storia
è?”. Parliamo di un ragazzo “made in ASR” con tanto di fede
romanista dichiarata, sintetizzabile così: “Faccio un fioretto: se mi chiamano, faccio
Benevento-Roma a piedi!”. Riordiniamo il tutto: questa è una storia di intuizioni e gol da calcio
d’angolo. Di numeri 10 e caschetti biondi. Inizi romani. Eur,
Viale Egeo 98. Oggi c’è un centro Dabliu, prima si allenavano i Pulcini della
Lazio. E tra loro c’era Amato Ciciretti: “Uno
che a 10 anni faceva già cose incredibili, impensabili per uno della sua età”.
Fantasista dagli occhi vispi. Back to… 2004. Il Milan di Sheva e la nascita di Facebook, gli 11 Oscar del “Ritorno del Re” e un ciclo concluso: “Sai, la società di Cragnotti stava per sparire.
C’erano molte difficoltà, Lotito non era ancora arrivato e i giallorossi erano
al top nel settore giovanile. Così Amato mi seguì a Trigoria…”. Impossibile
rifiutare. Specie se a casa tua arriva Bruno Conti: “Prima di prenderlo mi
chiese che ne pensavo…”. Massimo sorride. Lui, il primo allenatore di Ciciretti
nei Pulcini della Lazio: “Quel sinistro magico non me lo scordo più”.
Adesso, dopo 13 anni, Ciciretti ritroverà Inzaghi&co da avversario, col
“suo” Benevento ancora a 0 punti. “Panta rei”. Tutto
scorre. E tutto ritorna, come il passato di Amato, scoperto da Volfango Patarca nel 2001 e portato subito a Viale Egeo. Massimo Lana ce lo racconta su Gianlucadimarzio.com.
CORNER CON GOL
La solita storia: “Inutile dirti che già da bambino era
una spanna sopra gli altri, soprattutto tecnicamente. Bravo coi piedi, visione
di gioco, qualità anomale per uno della sua età”. Risvolti curiosi:
“L’ho allenato per 4 anni, uno alla Lazio e 3 alla Roma. E gli facevo sempre
la stessa battuta…”. Vai con l’aneddoto: “Era talmente bravo sui calci
piazzati che gli dicevo di tirare da tutte le parti, anche da calcio
d’angolo”. E lui segnava, vero? “Assolutamente! Sai quanti rigori ha messo dentro? Quante punizioni, quanti corner. Un sinistro incredibile”. Non sfruttato al massimo: “In carriera ha ottenuto meno rispetto a quanto poteva
raccogliere”. Motivazioni: “Da piccolo aveva un solo difetto, era
poco cattivo. Ora è cambiato eh, ma all’epoca scherzava molto, si divertiva”.
Mai una parola di troppo però: “Era un buono. Ricordo le
prime partite in Coppa Lazio, lì inizi a vedere chi può fare strada,
chi può emergere. E Amato era unico, prendeva un sacco di botte e non reagiva
mai. Una classe eccezionale”. Qualche esempio: “Nel 2003 vinse un torneo da capocannoniere, sempre col numero 10. Ora ti trovo una foto…”. E lo vediamo lì, col premio sulle spalle e il caschetto biondo. I guanti azzurri e gli scarpini neri. “Pulcini ’93, che gruppo!”. Qualcuno dei suoi compagni gioca ancora: Matteo Monteforte è arrivato in Primavera con la Lazio e oggi gioca in Eccellenza (Vis Artena), Christian Bellini è all’Ostiamare in Serie D, Fabrizio Bramati milita nell’Akragas (Serie C). Ultimo appunto: Ciciretti è stato allenato anche da Fabio Ripert, oggi preparatore atletico di Inzaghi. Storia nella storia. Ricordo nel ricordo.
ROMA CALLING
Nel 2004 arriva la Roma, Lana decisivo:
“Bruno Conti mi chiamò ad allenare i giallorossi, alcuni ragazzi mi seguirono e venne fuori che fui io a convincerli ad andare
via. Non fu così. Amato lo prese Bruno, a me chiese un parere…”. Quel
consiglio già accennato: “Un talento da prendere subito”. Massimo
continua a seguirlo, come tutti gli altri: “Caprari, Politano,
Pigliacelli, Matteo e Federico Ricci. Poi Verre, Sabelli e tanti altri. Ora
sono tutti tra Serie A e Serie B, quel gruppo di ’93 e ’94 mi ha dato tante
soddisfazioni e ora sono tra i professionisti, sono orgoglioso di averli
allenati”. Ciciretti starring: “Nel 2007 vincemmo un torneo all’Atleti
Azzurri d’Italia, Amato segnò un gol stupendo in finale contro l’Inter. Lui era
così, aveva gesti tecnici incredibili. Sempre decisivo, sorridente, un bambino
eccezionale”. Come la famiglia: “Ho un buon rapporto con i genitori, li
conosco molto bene. Sono brave persone, lo seguono molto”. Primi tifosi, uno
striscione con “Daje Cicero” ai tempi della Primavera e tanti sorrisi. Legatissimi: “Ho
un bel rapporto con Amato”. Qualche messaggio ogni tanto: “Gli
scrissi quando venne chiamato a fare uno stage con la Nazionale di Ventura. Mi
rispose, parlammo un po’. Sono davvero contento per lui”. E sorride. Quei capelli biondi sono rimasti. Quel sinistro non si scorda più.