Goncharenko ha 41 anni, la nomea del “Sergente di ferro” e un soprannome iconico: in Bielorussia lo chiamavano l’Imperatore.
Questo perché ha regole ferree, idee concrete e un motto all’italiana: “Patti chiari e amicizia lunga”. E se qualcuno sgarra ovviamente paga. Alexander Hleb se lo ricorda molto bene, tant’è che quando lo racconterà qualche anno dopo gli verrà da ridere. Il fantasista bielorusso, oggi al BATE Borisov, si presentò alla rifinitura con 10’ di ritardo e Goncharenko lo cacciò: “L'appuntamento era alle 11, mi presentai alle 11.10…”. Multa ed esclusione, un richiamo formale per dare inizio alla sua storia.
CHI È GONCHARENKO?
Oggi, 10 anni dopo, batte il Real Madrid a casa sua e porta il Cska Mosca in vetta al girone di Champions (4 punti), qualcosa di unico da queste parti. E pensare che il suo cammino iniziò anche con un record: il 17 settembre del 2008, sempre contro i Blancos, diventa il più giovane allenatore della storia della Champions a guidare una squadra nei gironi. Aveva 31 anni.
Evidentemente la Spagna porta bene, e porta bene anche alla Russia. Oggi il Cska Mosca e qualche mese fa la Nazionale, Akinfeev para e la Roja si dispera. Putin sorride e Pedro Sanchez si morde le mani. Geopolitica del pallone.
Anche se stavolta il protagonista è un "ragazzone" di 41 anni, bielorusso di Chojniki, paesino di 15mila abitanti dove il professionismo è una chimera. Goncharenko inizia a 9 anni grazie alla passione trasmessa da papà, un ingegnere che lavorava a Chernobyl, morto nel ’93 a causa delle radiazioni dopo il disastro nucleare dell'86.
Viktor perde il padre a 16 anni e si rifugia nel pallone, gioca per un po’ nel Bate Borisov ma smette a 25 a causa di un infortunio. Il ginocchio fa crack, lui diventa allenatore. Un calcione alla sfiga: “E’ come se fosse scattata una scintilla”. Così fu.
L'IMPERATORE INTRANSIGENTE
Vince 4 campionati e vola in Russia, prima al Krasnodar e poi all’Ural. Soddisfazioni zero, sembra che nessuno capisca i suoi metodi. Proprio come all’UFA, nel 2016, quando viene esonerato “per mancanza di comunicazione con i giocatori”. La verità è un'altra: nessuno amava i suoi metodi feudali, quasi zemaniani, come svelato dai giocatori stessi: “Avevano paura di lui, se i ragazzi erano stanchi Viktor li multava”. Imperatore strikes again.
Dal 2016 allena il CSKA Mosca, squadra giovane e piena di talenti, da Chalov a Vlasic (autore del gol vittoria contro il Real), passando per Akhmetov, l'ala 21enne che l'anno scorso - quando giocava nelle riserve del Rubin Kazan - andò a vedere il Real al Bernabeu e postò la foto su Instagram. Oggi batte i suoi idoli da titolare. Storia nella storia, Goncharenko l'apripista.
L’anno scorso sfiorò la semifinale di Europa League pareggiando con l’Arsenal a Mosca, in estate ha vinto la Supercoppa di Russia battendo la Lokomotiv. Oggi ferma anche il Real, i Campioni d'Europa, la squadra del destino dove tutto iniziò, prima ancora di essere un Imperatore. Anche se in Russia suona meglio Zar.