Uno, due e tre. Oggi. Più altri sei nelle partite precedenti. Totale: nove gol. Olivier Giroud mette la freccia e supera Dabbur (in gol contro il Napoli) nella classifica marcatori di Europa League salendo al primo posto. +1 sull'israeliano del Salisburgo. Fresco Campione del Mondo con la Francia. Zero gol in Russia? Vero, ma quanto lavoro per aprire gli spazi. Alla fine poi in mezzo all'area comanda sempre lui. Come stasera: due piattoni e un colpo di testa (specialità della casa). Tripletta e pallone sotto braccio. E come se non bastasse ha servito anche a Hudson-Odoi la palla del 5-0. E' lui il trascinatore del Chelsea di Sarri.
Spesso sottovaluto, ogni tanto criticato perché "tanto segna poco". Lui zittisce tutti. E alla fine i gol arrivano sempre. Chiedete a Wenger, che per anni se l'è coccalto nell'Arsenal: 105 reti in 253 partite in cinque anni e mezzo con i Gunners. Il più bello? Il colpo dello scorpione contro il Crystal Palace. Era il 1° gennaio 2017, con quel gol vinse il Puskas Award come il più bello dell'anno. "Un colpo di fortuna" dice lui. Umiltà. E anche qualche ricordo universitario: "Mi ricordava una coreografia che facevamo a danza".
Da piccolo Olivier era sempre attaccato a quel pallone, per la disperazione della sorella Bérangère che provava a bucarglielo in tutti i modi. Chaussette, lo chiamavano. Il calzino. Come il lupo del film "Balla con i Lupi". Sempre l'ultimo ad ottenere le cose. Anche la notorietà.
Quello famoso in famiglia infatti era uno dei due frateli maggiori, Romain. Difensore promettente, con le giovanili dell'Auxerre aveva affrontato anche Henry e Trezeguet. Oggi fa il dietologo. La mamma Antonia ha origini italiane ma: "A 10 anni mi ha insegnato tutta la Marsigliese".
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Sulla pelle si è tatuato la bibbia, sul comodino 'Un momento con Gesù' di Sarah Young. E ultimamente lui ne ha avuti diversi. Conversione completa, con tanto di preghiera-lampo mentre è in campo. Addio a quel sex simbol spesso sulle prime pagine dei tabloid per qualche scandalo extra calcio. Più riflessivo e razionale, in una vecchia intervista ha analizzato l'omosessualità nel calcio spiegando che "E' impossibile dichiararsi gay nel calcio".
Il suo unico problema è come buttarla dentro. Di destro, di sinistra, di testa. Giocatore completo. E pensare che per segnare il primo gol inglese ci ha messo 316 minuti. Coppa di Lega, contro il Coventry: scavetto ad aprire la gara e 6-1 finale. Era un altro Giroud, capello sbarazzino e senza barba. Un po' spaesato appena arrivato all'Arsenal dopo un campionato vinto con il Montpellier di Yanga Mbiwa.
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Giocatore uscito tardi, che ha debuttato in Ligue 1 a quasi 24 anni ed arrivò in nazionale A senza mai passare da nessuna selezione minore. Solo una volta sfiorò l'Under 16, poi fu scartato: "Ero troppo gentile, il calcio è una giungla".
Se ne accorse presto, quando a meno di 20 anni lasciò il Grenoble perché l'allenatore non lo vedeva proprio. Era convinto che quel ragazzino non potesse giocare nemmeno in Ligue 2. Ha sempre sostenuto il contrario l'ex interista Youri Djorkaeff: "Ho sempre creduto in Giroud". E ci ha visto lungo. Perché oggi Olivier è il re dell'Europa League.