“Ma te lo ricordi quello? Adesso non mi viene il nome… dai giocava con noi, avrà fatto due presenze. Chissà che fine ha fatto”. Ecco, chi non ha mai fatto un’affermazione simile? Ognuno di noi ha almeno un ricordo nitido di una meteora passata per la propria squadra. Ricordo, magari accompagnato da una storia. Ma dopo esser andato via dalla vostra squadra sapete che fine ha fatto? Ecco noi abbiamo voluto mettere in campo una top 11 di giocatori desaparecidos che hanno militato nella Roma, dall’anno dopo lo Scudetto giallorosso, al giorno d’oggi. Meteore, giocatori di passaggio, giovani non esplosi o forse campioni incompresi, che hanno vestito la maglia della Roma e dei quali si sono perse le tracce. Un solo criterio: non abbiamo considerato i tanti giovani della Primavera passati per la Prima Squadra e mai scesi in campo.
PORTIERE
Tra i pali Mauro Goicoechea, indimenticabile portiere della seconda Roma di Zeman. Annata 2012-2013. Venne portato in Italia proprio dal boemo, su segnalazione del compianto Franco Mancini. Si portava dietro la nomea di portiere bravo con i piedi, ma a Roma tutti lo ricordano per un goffo autogol che si fece con il Cagliari. Complice questo errore, insieme al licenziamento di Zeman, venne relegato al ruolo di terzo portiere. Un anno dopo lasciò la Roma tornando in Uruguay. Dopo un 'esperienza in Romania all’Otelul Galati, dallo scorso anno difende i pali del Tolosa. Titolare? Non proprio. Da un anno e mezzo i biancoviola gli preferiscono Alban Lafonte, giovanissimo portiere francese classe ’99.
DIFESA
Abbiamo scelto una difesa a tre rocciosa, senza fronzoli ma soprattutto davvero desaparecidas. Partiamo dal centro-destra con Saliou Lassissi. Il nuovo Thuram, o almeno così era stato presentato dopo l’acquisto dal Parma. Con la Roma giocò mezza partita, quella della presentazione estiva post Scudetto. Antonio Daniel Barijho, allora attaccante del Boca Juniors, gli ruppe, a metà gara, il legamento crociato del ginocchio. Dal quel momento la carriera del calciatore ivoriano assunse contorni da teatro dell’assurdo. Ricoverato a Villa Stuart, firmò di suo pugno le dimissioni dalla clinica: “Mi davano le pillole sbagliate, ho deciso di curarmi a casa”. Non amava le punture e faceva affidamento su cure “alternative”. Se ne andò dalla Capitale dopo tre anni. Dopo alcune prove tra Nancy, Bellinzona e altri club francesi, non si hanno più sue tracce dal 2010, quando riapparve in Polonia tra i dilettanti del Sokół Skromnica. Accanto a lui mettiamo Samuel Kuffour. Campione di tutto con il Bayern Monaco, il ghanese arrivò alla Roma a parametro zero. Spalletti gli diedi subito fiducia, affidandogli il comando della difesa. Come spesso accade, la Coppa d’Africa restituì un altro giocatore rispetto a quello che era partito. Dopo il prestito al Livorno e il successivo ritorno alla Roma, andò via dall’Italia alla scadenza del contratto. Pochi mesi da professionista in Ghana prima del ritiro nel 2009. Adesso è un personaggio famoso della scena radiofonica e televisiva ghanese, con una forte somiglianza con Mr.T dell’A-Team. Terzo pilastro della difesa è il costaricense Gilberto Martinez. L’avventura alla Roma del Tuma in realtà non è mai cominciata, a causa di un grave infortunio al ginocchio durante i Mondiali del 2006, che ne ha compromesso l’annata. Zero presenze in giallorosso dopo un biennio al Brescia di De Biasi che lo avevano portato ad essere definito uno dei migliori prospetti della Serie A. Rimasto in Italia tra Brescia, Lecce, Monza e Nardò, ormai da anni vive in Puglia e proprio nei giorni scorsi ha firmato per l’Audace Cerignola in Eccellenza.
TERZINI
A tutta fascia, perché in questo si è trasformato il terzino moderno. Moderni come i capelli di Abel Xavier, quando si presentò alla Roma. Biondo platino in pendant con il pizzetto. D’altronde, ai tempi, lo ammise lui stesso: “Porto i capelli così per farmi notare”. Cosa che non accadde a Roma, almeno in campo. Tre presenze in totale e un’avventura in giallorosso durata un anno. Di lui si ricorda la frase che accompagnò la conferenza stampa di presentazione, dopo l’acquisto da svincolato con un contratto a gettone: “Se sono in prova? I provini li facevo a otto anni”. Umiltà. Ha concluso la carriera da calciatore negli USA con la maglia dei Los Angeles Galaxy. Da gennaio di quest’anno è il CT del Mozambico, suo paese d’origine. Se a destra mettiamo il portoghese, a sinistra vogliamo riservare il posto al francese Loic Nego. Fu uno dei primi giovani, sconosciuti ai più, acquistati da Sabatini. Arrivò con una buona nomea di terzino moderno, ma soprattutto era il titolare della Francia Campione d’Europa U19 (quella di Griezmann, Lacazette e Bakambu, per intenderci). In giallorosso non giocò nemmeno un minuto. Troppo leggero, troppo giovane e, forse, troppo una scommessa per la prima Roma americana. A 25 anni ha trovato una seconda casa in Ungheria. Dopo l’Ujpest da due anni gioca al Videoton.
CENTROCAMPISTI
A due o a tre, con il terzo centrocampista a fare da pendolo. Perché la sostanza data dal duo Ahmed Barusso e Ricardo Faty, permette ad Adrian Florin Pit di poter spaziare sul fronte offensivo. Sì, li abbiamo voluti dire tutti e tre assieme, per stupirvi. Piccoli mancamenti? Speriamo di no. Partiamo dal ghanese Ahmed Barusso. Arrivò a Roma pagato quasi due milioni di euro. A Spalletti serviva un centrocampista di sostanza e di corsa, senza eccessive pretese tecniche. Barusso si dimostrò bravo nelle prime due caratteristiche, diciamo meno bravo nell’ultima. Giocò cinque partite, anche in Champions League, tutte con i calzini abbassati. Aveva i polpacci troppo grandi per portarli fino al ginocchio. Dopo nove diverse esperienze in Italia attualmente è svincolato e in cerca, a 32 anni, di una nuova avventura. L’ultima uscita pubblica risale a questa estate quando, insieme a Ricky Massara (a volte il caso), ha partecipato all'evento Calcio Trade Ball ad Accra per lo sviluppo di nuove sinergie tra Ghana e Italia per i giovani calciatori. Ricardo Faty fu notato da Spalletti durante una partita tra Roma e Strasburgo nel 2006. Più che una meteora, Faty soffrì il momento magico di quella Roma, vincente e convincente. Trovò poco spazio, per questo venne prima prestato al Bayer Leverkusen e poi ceduto in Grecia. Dopo un’onesta carriera tra Francia e Belgio, dal 2015, alla soglia dei 30 anni, gioca nel Bursaspor in Turchia. Infine il rumeno Adrian Florin Pit. Due sole presenze nella Roma, ma la seconda è ancora stampata nelle menti di ogni tifoso giallorosso. 31 gennaio 2010, Roma-Siena, Ranieri in panchina. I giallorossi sono in lotta per lo scudetto e all’88’ stanno pareggiando 1-1 contro i toscani. Pit subentra a Matteo Brighi e in meno di un minuto sforna l’assist per il gol di tacco di Stefano Okaka che fissa il risultato sul 2-1. Apoteosi all’Olimpico ma purtroppo, per lui, fine della carriera giallorossa. Dopo il prestito alla Triestina, gira l’Europa tra Azerbaigian e il suo paese natale, dove tutt’ora gioca con la maglia del CS Șoimii Lipova, nella quarta serie rumena.
ATTACCO
Estate 2004, alla Roma serve una punta. Come alla Juventus. Entrambe guardano a nord, direzione Amsterdam. La Juventus compra la stella dell’Ajax, Zlatan Ibrahimovic, la Roma sceglie “quello che quando stava all’Ajax era più forte di Ibra”, Abdelamid Hossam Ahmed Hussein, meglio noto come Mido. Solo spiegare chi tra le due abbia avuto ragione, sarebbe un insulto. L’egiziano capita nella stagione dei quattro allenatori romanisti. Non si ambienta, non segna, dura sei mesi e a gennaio viene ceduto in prestito al Tottenham. In Inghilterra segna e convince i dirigenti a comprarlo. Da lì inizia la parabola discendente, tra Inghilterra (West Ham, Barnsley e Wigan) ed Egitto (Zamalek). Nel 2013 si ritira, a soli 30 anni. Nel 2014 inizia l’avventura da allenatore, proprio allo Zamalek e tra esoneri e richiami in panchina vince una Coppa d’Egitto. Ad oggi è disoccupato, ma senza la folta chioma che l’ha sempre contraddistinto. Grazie alla vittoria del Leicester si è fatto rasare a zero in diretta televisiva sui canali di beIN Sports. Compagno di Mido nel reparto d'attacco dei desaparecidos giallorossi non poteva non essere presente bomber Shabani Nonda. Arriva a Roma nella stagione 2005-2006. Chiuso dal trio Totti-Cassano-Montella il congolese si infortuna anche al ginocchio, pregiudicando fin da subito il suo inserimento. Gioca 15 partite segnando anche 4 gol, ma il picco più alto della sua carriera giallorossa può essere considerato il coro tributatogli dai tifosi per buona parte della stagione: il suo nome scandito al ritmo della “Lambada”. Dopo un anno viene prestato al Blackburn, dove fa benino, infine viene ceduto al Galatasaray. In Turchia, nel gennaio del 2010 si ritira dal calcio giocato e inizia la carriera da imprenditore. Nel 2011 costruisce un albergo di lusso a Kinshasa, in Congo, poi nel 2013 sogna in grande e diventa proprietario della squadra della città, l’A.S. Dragons de Kinshasa.