Mezzo argentino e mezzo tedesco come il cognome suggerisce: Esnaider, forma ispanizzata di Schneider. Mezzo talento e mezzo attaccabrighe, come un ragazzo nato in una famiglia umile di un'Argentina devastata dalla "Guerra Sporca" doveva essere se voleva farsi rispettare e sopravvivere. Juan Eduardo Esnaider oggi compie 46 anni, un talento sprecato e a volte oscurato da quell'irreprensibile rabbia che lo ha portato spesso a fare a botte con avversari e anche compagni.
In Italia lo ricordiamo per quella parentesi poco fortunata alla Juventus. Comprato per sostituire Del Piero infortunatosi a inizio campionato nel 1998 e alle prese con un lungo recupero. Non fu mai nemmeno la brutta copia di Pinturicchio, anzi fu anche difficile collocarlo tatticamente in una squadra che viveva anni difficili, ma comunque piena di talento ed esperienza. Lui non si fece certo apprezzare per doti tecniche; 16 presenze e 0 gol in campionato, 10 nelle coppe in cui segnò due reti: una in Coppa Italia e una in Coppa Uefa. Stop.
Che fine ha fatto oggi? Allena in Giappone al JEF United. Meno capelli qualche chilo in più e un'aria da duro molto meno marcata, anche per via della tragica morte del figlio nel 2014 che, come ricorda spesso anche lui, lo ha segnato irrimediabilmente. Ne ha vissute tante di esperienze Esnaider e mai in modo banale. Perché, in un modo o in un altro, ha lasciato il segno ovunque sia andato. Sì anche alla Juventus.
Esnaider, gli inizi in Argentina e le prime "risse"
In Argentina è diventato famoso più che per le sue doti tecniche per quella sfumatura (molto accentuata) di imprevedibilità e follia che gli è valsa il soprannome di "El Loco". Durante la partecipazione ad un Mondiale under 20 con la sua nazionale sferra un pugno ad un avversario, guadagnandosi una squalifica internazionale di un anno. Soprannome azzeccatissimo. Questo gesto non spegne sul nascere la sua giovane carriera, anzi. Si merita la chiamata del Real Madrid, un po' a sorpresa. Nel Real viene aggregato alla squadra B dove non riesce ad imporsi e da lì inizia un lungo girovagare per la Spagna dove veste anche le maglie di Atletico Madrid prima ed Espanyol poi.
In Catalogna si mette nuovamente in luce per la sua sregolatezza. Questa volta a farne le spese è un suo compagno di squadra a cui rifila un pugno per aver criticato pubblicamente i propri colleghi. Ovviamente anche qui la sua esperienza ha i giorni contati e, nonostante i 30 gol messi a segno nelle ultime due stagioni con Atletico e Espanyol, lascia la Spagna, destinazione? Serie A, alla Juventus.
Il sostituto last minute di Del Piero
In bianconero non vive di certo la sua miglior esperienza in carriera. Poche presenze e pochi gol, ma almeno zero risse. La Juventus lo acquista alla modica cifra di 12 miliardi di lire, non poco considerate le cifre dell'epoca. Ma anche se Moggi dirà che lui era la prima scelta per rinforzare l'attacco bianconero, non fu proprio così...
Eduardo Esnaider sbarca a Torino il 14 gennaio 1999. Alla sua presentazione non è banale, anzi promette fuoco e fiamme ai suoi nuovi tifosi: "Sono qui per dare una mano, voglio vincere la Champions League con questa maglia". Ovviamente non ci riesce. Ma se Moggi, Giraudo e Bettega lo presentano come la prima scelta per l'attacco la verità è un'altra. In rosa ci sono già attaccanti come Inzaghi, Fonseca e Amoruso, la Juventus cerca un giocatore di pari livello ma che per caratteristiche si sposi bene con quelli già presenti in rosa.
Il nome è quello di Hakan Sukur, flop con la maglia del Torino alla prima esperienza in Italia, ma rivitalizzatosi una volta rientrato in patria. Con lui e il suo agente, Cellaletin Bilgic, la dirigenza bianconera trova tempestivamente l’accordo nel corso di un incontro segreto a Zurigo, conclusosi con una stretta di mano e la promessa di rivedersi qualche giorno dopo per le firme. Ma all'incontro il turco si presenta con altri due "agenti" avanzando pretese abbastanza laute. Moggi non ne vuole più sapere e il giorno seguente vola a Barcellona per chiudere l'affare Esnaider. Ah, raggiunto il suo primo obiettivo di mercato la Juventus poi si concentra su un giovane attaccante francese di belle speranze: Titì Henry, come va a finire lo sappiamo tutti.
Il declino e l'inizio di una (poco fortunata) carriera da allenatore
L’esperienza di Torino non gli giova e anche dopo il ritorno in terra iberica Esnáider non sarà più il bomber che spaventava le difese spagnole. Prova a rilanciarsi girovagando per il mondo da un club ad un altro. Prima il Porto, poi il ritorno in Argentina con il River Plate, l'Ajaccio e l’ennesimo ritorno in Spagna al Murcia. Poche presenze e un solo gol nonostante tutti i cambi di maglia. Senza lasciare più il segno chiude la carriera nella sua argentina al Newell’s Old Boys.
Dal 2009 ha intrapreso la carriera da allenatore con tanti bassi e pochi alti. Prima con il Getafe come allenatore in seconda poi, nel dicembre 2010, lascia provando a cercare un'esperienza da primo allenatore. Nel 2011 diventa direttore della Ciudad Deportiva del Real Saragozza e allenatore del Real Saragozza B per poi dimettersi il 28 giugno del 2012 per fare ritorno in Argentina dove diventa manager del Cadetes de San Martin di Mar del Plata.
Poi l'esperienza al Cordoba, di mezzo la morte del figlio diciassettenne a causa di una grave malattia da cui era afflitto da tempo, e l'avventura al Getafe durata pochi mesi dall'aprile del 2016 al settembre 2016. Dal 2017 allena il JEF United squadra che milita nella Serie B giapponese. Mezzo talento e mezzo allenatore: la carriera di Esnaider non si è mai completata del tutto, ma almeno non può dire di non aver lasciato, in qualche modo, il segno ovunque sia andato.