Da oggi il Catania parla inglese, ma con lo slang americano. Joe Tacopina, alle 19.05, ha firmato il contratto preliminare per l'acquisizione del Catania Calcio. Dopo 75 anni di storia la società etnea, per la prima volta, avrà una proprietà non italiana.
Un accordo arrivato al termine di mesi di lavoro tra Tacopina e la Sigi, la cordata di imprenditori catanesi che sette mesi fa ha evitato il fallimento del club. In prima linea c'è sempre stato l'avvocato Giovanni Ferraù, presidente della Sigi: "È stata una giornata emozionante - racconta Ferraù a Radio Gdm - La trattativa durava da parecchi mesi, c'eravamo resi conto che l'interesse manifestato da Tacopina poteva rilanciare il Catania dove merita di arrivare, tornare agli anni 2010-2011 quando eravamo in Serie A e la storia del Catania era in linea con l'importanza della città".
La Serie A è l'obiettivo di Tacopina che ha già un piano pronto: "L'investimento è importante, in più anni - spiega Ferraù - Lui parla in quattro anni di somme che si aggirano attorno ai 25/30 milioni di euro e spera di riportare il Catania in Serie A in quattro anni circa. L'obiettivo è quello: riportare il Catania in Serie A nei prossimi quattro anni".
Nella trattativa è stato fondamentale anche il centro sportivo di Torre del Grifo, asset di proprietà del Catania che ha consentito al club di evitare il fallimento: "Catania ha la fortuna di avere Torre del Grifo, un centro sportivo invidiato da tutta Europa, che costituisce un valore aggiunto fondamentale per qualunque investitore - prosegue Ferraù - Abbiamo acquistato il Catania come Sigi non da un fallimento, ma da una esecuzione fallimentare, ereditando questa società con un bel po' di milioni di euro di debiti. Oggi, però, siamo contenti e pensiamo al futuro".
Un futuro che parte già oggi con il mercato, un campo dove Tacopina ha ribadito la fiducia al direttore Maurizio Pellegrino: "Continuerà lui la gestione del calciomercato - prosegue Ferraù - Qui c'è un problema un po' più complesso: per l'esposizione debitoria che ancora il calcio Catania ha, l'ingresso dell'investitore non consente di investire eccessive risorse nel calciomercato se non si pagano i debiti importanti, penso all'Agenzia delle Entrate".
Bisognerà quindi stringere i denti per un po', considerando la difficile situazione economica per tutti i club legata alla pandemia: "Oggi è impossibile pensare a una società calcistica in attivo. L'unica possibilità che ha un investitore è pensare a una programmazione su più anni che consenta di recuperare quello che perderà adesso sicuramente. Qualche giorno fa facevo una considerazione con i miei consulenti - conclude Ferraù - le società più penalizzate d'Italia sono le società di calcio di serie inferiori alla A o alla B".