Carlo Zotti è stato un portiere di talento, parola di Bruno Conti e Fabio Capello: “Mi dicevano che non avevano mai visto uno come me". Ma la sorte l’ha sempre preso a cazzotti, perfino a fine carriera: “Gli ultimi due anni sono stati un calvario, sono rimasto da solo”. Voce strozzata: “Stavo per firmare a Losanna, ma in allenamento mi faccio male al polso. Che sarà mai?’, mi dico. E invece no, sbagliano l’intervento e resto fermo 2 anni”.
ZOTTI, SFORTUNA E RIMPIANTI
Oggi Carlo non gioca più, il destino ha deciso per lui, sta studiando per diventare preparatore dei portieri: “Ho 36 anni, voglio ripartire, è il mio nuovo sogno”. Sfiorò il primo a 22, giocando 14 partite nella Roma dei quattro allenatori, stagione 2004-05: “Forse la peggiore di sempre”. Nel posto giusto al momento sbagliato: “È una cosa a cui penso spesso, avrei potuto fare un’altra carriera. Tutti i giorni faccio i conti con me stesso, cosa non è andato, cosa ho sbagliato”.
Anche con un ‘no’ al Milan nel 2003: “Mi avevano offerto un contratto di cinque anni, ma non potevo lasciare la Roma. Mi aveva dato tutto, ero arrivato a 13 anni, amavo la città. È il mio grande rimpianto”. Raccontato in prima persona su gianlucadimarzio.com, anche se prima di ‘aprirsi’ ha riflettuto molto: “Sono anni che non rilascio interviste, ma stavolta voglio raccontare tutto, e a modo mio”. Siamo pronti ad ascoltare.
Il primo set è suo: “Potevo arrivare lontano, lo dico sinceramente, chi mi conosce lo sa. Ero fortissimo, sognavo la Nazionale, Tancredi stravedeva per me”. Anche se a 18 anni deve mollare tutto e tornare a Foglianise, il paese in cui è cresciuto (vicino Benevento).
Dissero che aveva lasciato il calcio per suonare la chitarra: “Una grande stronzata. È vero, amo la musica, ma tornai a casa per un problema personale molto serio. Ne uscì un polverone, mi chiamò perfino Maurizio Costanzo".
Poco dopo Zotti fa il suo esordio in Serie A, Roma-Torino 3-1. È il 10 maggio del 2003: “Che emozione, il ragazzo di paese finalmente tra i grandi. Sono stati anni bellissimi, parai un rigore a Flachi e a fine anno vinsi l’Europeo U21 del 2004. Eravamo io, Agliardi e il mio amico Amelia. Non giocai, ma lo sento mio”.
L'intervista continua nella pagina seguente