A Siviglia non c'è stato neanche il tempo di festeggiare: dopo il 2-0 in casa del Valladolid fondamentale per la rincorsa a un posto Champions League, è arrivata una delle peggiori notizie che ci si potesse aspettare. Joaquin Caparros, l'allenatore ad interim del club andaluso, ha annunciato di avere la leucemia. Nuovo scossone in un ambiente che solo un anno fa fu traumatizzato da quanto accaduto al Toto Berizzo, poi fortunatamente guarito dopo un brutto male. Oggi ad annunciare la sua malattia non è solo l'allenatore, ma una vera e prorpia leggenda del club.
Perché Caparros, che adesso è il traghettatore per eccellenza del Siviglia, rappresenta tantissimo per la storia di questa squadra. Negli ultimi due anni ha sostituito gli allenatori in crisi: un anno fa fu Montella, stavolta Machin, in ogni caso è toccato a lui il compito di traghettare la squadra fino al termine della stagione, possibilmente con il traguardo Europa. Ma prima di questa parentesi da generoso uomo d'esperienza Caparros è stato uno dei fondatori del Siviglia che abbiamo vissuto in questi anni, uno che ha messo le sue idee per fondare una squadra che prima ribaltasse le gerarchie cittadine e poi andasse a caccia di trofei.
Lui, assieme a Monchi, ha rivoluzionato la filosofia del club seguendo il credo "Hombres y no nombres", uomini e non nomi, per far arrivare sul mercato le persone giuste per un grande Siviglia. Più di quindici anni dopo quella rivoluzione Caparros è di nuovo alla guida della squadra, più col cuore che con le idee, ma anche con una malattia che lo mette al centro dell'attenzione per il motivo peggiore. Ha già dichiarato di poter continuare a svolgere il suo lavoro e che allenerà fino alla fine dell'anno e che la sua unica ossessione è battere il Betis nel Derby: parole e testa di chi per il Siviglia sta dando veramente tutto, guidato dall'amore che serve a vincere una battaglia. Sperando che riesca a trionfare anche in quella più importante.